Stamattina a Marghera, traffico permettendo, si attendono più di 3mila persone all’assemblea Veneto Banca, con altrettante deleghe in tasca. Ma oggi, per la prima volta considerata la recente trasformazione in Spa, a contare sarà il capitale e non le teste. E qui è più difficile azzardare una previsione: più del 20%, forse quasi il 30%. Quanto basta, in ogni caso, a rendere incerto l’esito delle votazioni di oggi, decisive per il futuro dell’istituto: sul tavolo, infatti, oltre all’approvazione del bilancio 2015 c’è anche il rinnovo del cda, quello che da domani dovrà tenere i rapporti con la Bce e condurre in porto l’aumento da un miliardo richiesto proprio da Francoforte. E poi, l’azione di responsabilità sulla gestione passata: all’ordine del giorno c’è solo un’informativa da parte del cda, ma non è escluso che arrivi la proposta di metterla ai voti.
La Consob e la Bce
Chi ha fatto i conti sul passato di Veneto Banca è anche la Consob. Che proprio ieri ha spedito a Montebelluna la notifica della chiusura dell’ispezione che - stando alle informazioni contenute nel bilancio 2015 - aveva avviato l’anno scorso, in parallelo a una serie di altre verifiche puntuali su alcune vicende che vanno dalla cessione di una quota di Banca Intermobiliare al processo di definizione della proposta di aggiornamento del valore delle azioni proprie fino al processo decisionale che ha portato alla vendita a JpMorgan di un portafoglio di prestiti ipotecari. Nel bilancio non si esclude che «le valutazioni cui potrebbe giungere la Consob possano avere impatto anche economico sui bilanci dei prossimi esercizi», ma con ogni probabilità si farà chiarezza oggi: secondo quanto emerso alla vigilia, all’apertura dei lavori verrà fornita una relazione dettagliata ai soci. Non solo. Come accaduto nel caso del collocamento di Pop. Vicenza, l’Authority ha “dettato” l’ordine del giorno del prossimo Cda della banca (ai sensi dell’articolo 7 del Tuf), obbligandola a varare una serie di operazioni a garanzia del corretto svolgimento dell’aumento di capitale. L’intenzione è quella di evitare che possano replicarsi situazioni simili a quelle maturate nel corso della precedente gestione Consoli, nel corso della quali venivano concessi prestiti ai clienti in cambio della sottoscrizione degli aumenti.
Tanta carne al fuoco, a cui si aggiunge anche la lettera inviata martedì dalla Bce in cui Francoforte ha specificato saranno valutati «con accuratezza, compatibilmente con l’attuale quadro normativo, l’indipendenza di giudizio dei nuovi consiglieri e la completa assenza di legami con le passate carenze gestionali». Per il presidente uscente Pierluigi Bolla, è un chiaro riferimento alla, o meglio contro, la lista numero due, di cui parte dei presentatori sono esposti verso la banca «per 958 milioni di euro, di cui 730 milioni di crediti problematici e 382 milioni di crediti deteriorati». «Una squallida e gravissima, anche sotto il profilo etico, campagna di denigrazione», denuncia l’associazione “Per Veneto Banca” che sostiene la lista due insieme ad “Azionisti Veneto Banca”.
I candidati
Le due sigle, in totale, dicono di avere dalla loro oltre il 12% del capitale. Una soglia che sembra poter per lo meno impensierire la lista presentata dal cda uscente, che prevede la conferma di Bolla, del ceo Cristiano Carrus, del presidente del comitato esecutivo Maurizio Benvenuto, i due consiglieri confermati nel dicembre scorso (Joyce Bigio e Beniamino Quintieri), più altre sei new entry: in totale, in consiglio chi vince metterà almeno 9 componenti, la minoranza due se supererà il 25% e uno solo se starà sotto.
Lo scambio di accuse
Certo è che il clima tra le due compagini è a dir poco teso, come dimostra il reciproco scambio di accuse. Se martedì, come detto, era stato l’attuale presidente Pierluigi Bolla a denunciare le esposizioni creditizie dei sostenitori della lista avversaria, ieri è arrivata la risposta delle due associazioni. In una nota i candidati «si riservano sin d’ora un’azione legale a tutela della loro reputazione, onorabilità e professionalità, che nessuna autorità di certo mette in discussione, diversamente da come si vorrebbe lasciare intendere». Sul tema è intervenuto direttamente il candidato alla presidenza Stefano Ambrosini, ex commissario Alitalia. Il manager ha confermato la fiducia all’a.d Carrus («abbiamo deciso di non sovrapporre nessuna persona») e a Banca Imi, capofila del consorzio per l’aumento di capitale che dovrà portare in borsa Veneto Banca.
Sul tema delle banche venete è intervenuto infine anche il premier Renzi. In un intervento telefonico, Renzi ha detto che «mi piacerebbe anche qualche azione di responsabilità in qualche altra banca dove qualcuno ha fatto sparire soldi nel silenzio dei commentatori e della grande stampa. Ogni riferimento a vicende venete è voluto e intenzionale».
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