Finanza & Mercati

Borse, ecco i numeri anti-panico (che aiutano a investire nel lungo…

  • Abbonati
  • Accedi
mercati

Borse, ecco i numeri anti-panico (che aiutano a investire nel lungo termine)

Come per un riflesso pavloviano, quando si parla di investimento a lungo termine di recente siamo portati a ricordare la battuta di J.M.Keynes secondo il quale “saremo tutti morti”. Sono gli strascichi psicologici di questa crisi che ci portano ad alzare le mani di fronte al futuro e all'assunzione di rischio, spingendoci verso protezione e tutela. Non è solo cronaca dell’ultima crisi: da decenni gli studiosi analizzano l’effetto prodotto dalle notizie di mercato sui comportamenti degli investitori, frutto complesso dell’incrocio tra emotività e razionalità.

Atteggiamenti comprensibili, forse: ma non giustificabile, a ragion veduta. D’altronde l'umanità si è evoluta sia anticamente o anche di recente grazie alla ricerca, all’innovazione, alla messa in discussione delle garanzie in cambio della possibilità di ottenere di più. Tuttavia un antidoto all'essere schiacciati sul presente contingente c'è: i numeri. Quelli per esempio messi in fila da Capital Group in una ricerca in cui ha analizzato le performance borsistiche dell'indice azionario Msci all country world (messo a punto proprio da Capital negli anni 70 e ceduto poi a Morgan Stanley nel 1998) , seguite alle più significative flessioni dei mercati. Perché è proprio quando le Borse vanno giù in modo serio che la nostra capacità di gestire emotivamente il denaro viene messa alla prova. Anche se razionalmente sappiamo bene che per guadagnare sui mercati bisogna comprare a prezzi bassi e vendere a prezzi alti.

Partiamo con i dati sui mercati azionari a partire dal 1988: quante volte e ogni quanto tempo gli indici di Borsa hanno segnato burrasca?


È abbastanza chiaro grazie a questa tabella che i crack finanziari sono fisiologici. Quel che importa capire però è cosa accade dopo un crack finanziario; dopo, cioé, che i Tg della sera hanno allarmato i risparmiatori sui “miliardi bruciati” a Piazza Affari.

Guardiamo i numeri: dopo l’esplosione della crisi subprime negli Usa e nel Regno Unito, tra il 2007 e il 2008, la crisi sistemica ha portato le borse ai minimi nel marzo 2009: negli anni successivi (dati al 31/12/2015) l'indice azionario internazionale ha guadagnato ogni anno in media il 5,7%. Allarghiamo la nostra analisi dal 1988 al 2015: che performance avrà avuto l'indice? Scorporando i dati decennali emerge un 7,2% medio annuo. Proviamo a analizzare invece della dinamica temporale, l'estensione dei ribassi, da cui emergono dati interessanti su quanto accaduto dopo i crolli di Borsa. Tra il maggio 2008 e il marzo 2009 l'indice ha perso la bellezza del 55,5%. Qualcuno si ricorda qual era il sentiment di mercato, in quesi giorni, e la propensione all’investimento dei risparmiatori? 

Concentriamoci sull’analisi dei numeri che hanno caratterizzato i mercati nei 12 mesi successivi i minimi di Borsa: l’indice Msci ha prodotto un rally del +78,9%. Certo, pensare di investire sui mercati azionari nei giorni in cui tutto sembrava venir giù non era certo alla portata emotiva di un piccolo investitore: solo i professionisti, e solo quelli che hanno uno lstile di gestione contrarian, oltre che un forte controllo del rischio, ci avrebbero pensato seriamente. In realtà questi numeri ci dicono una cosa diversa: restare investiti sui mercati anche e soprattutto quando scendono rappresenta una opportunità che nel tempo premia l’investitore che sa controllare la sua emotività. Investire secondo una logica di market timing, la scelta cioè del “momento giusto”, è statisticamente molto ma molto pericoloso: un’utopia (per i risparmiatori così come per i professionisti). Per questè è meglio pensare al controllo del rischio. Dunque proviamo a calcolare che possibilità di guadagnare o perdere c’è, se si investe nel lungo termine.

Vediamo in questa tabella, per ciascuno delle 5 fasi di pesanti ribassi recenti, come sono andate le cose nell'anno successivo e nei successivi 5.

Ne emerge uno schema di 25 periodi, di cui solo 3 mostrano il segno meno. Complessivamente restare investiti dopo il maggio 2008 avrebbe prodotto ritorni del 14,8% annuo medio. In valori assoluti 10mila dollari oggi ne varrebbero 19.993: con un guadagno vicino al 100%. Non male per una fase caratterizzata dalla fine finanziaria del mondo. Insomma, anche considerando la peggiore crisi finanziaria dal ’29, investire in azioni è straordinariamente utile, anche e soprattutto in questa fase, con i rendimenti dei titoli di Stato schiacciati sullo zero (dinamica non molto differente per quanto riguarda i corporate bond, di cui peraltro si assiste a un boom di emissioni). Ma come tenere la barra dritta e non farsi condizionare dai rumori di fondo delle cattive notizie?

“Le mie merci non sono affidate a una nave sola e a un viaggio solo, né il mio patrimonio dipende soltanto dalla fortuna di quest'anno: non sono, vi ripeto, i miei affari a rattristarmi.”

Il mercante di Venezia, Williamo Shakespeare, Atto I 

Chi non dispone di un consulente, che può svolgere un prezioso in questo senso, deve imparare a fissare i propri obiettivi di lungo termine, sottoponendoli a periodica verifica, oltre che a diversificare in modo opportuno il proprio portafoglio di investimento. Solo così possiamo rispondere ai profeti di sventura che prima che si avveri la profezia (battuta) di Keynes, ci sono ampi margini di soddisfazione.

© Riproduzione riservata