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Così è stato preparato il dossier della contro-Opa

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Così è stato preparato il dossier della contro-Opa

È l’ennesimo fuoco di paglia o questa volta c’è qualcosa di più concreto? È presto per dirlo ma negli ultimi giorni negli ambienti finanziari milanesi circola con maggiore insistenza e altrettanta convinzione l’idea che il dossier Rcs sia nuovamente sul tavolo di Andrea Bonomi. Non è stato possibile ottenere conferme ufficiali, tuttavia, a quanto si apprende, l’imprenditore avrebbe iniziato a studiare la fattibilità di un’operazione sul capitale del gruppo che edita Il Corriere della Sera.

“Le azioni del gruppo editoriale quotano l’11% in più di quanto offerto da Cairo con l’Ops ”

 

I contorni dell’offerta sarebbero ancora tutti da definire ma appare chiaro che, se Bonomi decidesse davvero di muoversi, lo potrebbe fare solo attraverso un’Opa entrando come socio forte in Rcs per assumere poi la gestione della società. Ipoteticamente potrebbe essere sufficiente raccogliere una quota abbastanza rotonda, non per forza di maggioranza assoluta. Quel che basta, insomma, per poter prendere in mano il timone dell’azienda. Non risulta in ogni caso che un prezzo sia già stato individuato ma è plausibile pensare che non sarebbe molto distante dalle quotazioni espresse oggi dal mercato: venerdì il titolo ha chiuso attorno a 0,6 euro ad azione. Valore comunque superiore di circa l’11% a quanto messo sul piatto da Urbano Cairo, unica offerta concreta al momento, con l’Ops che propone azioni Cairo Communication a fronte di titoli Rcs.

E non potrebbe essere altrimenti considerato che la maggior parte dei soci, pur apprezzando il profilo industriale della proposta di Cairo ha spesso sottolineato che l’Ops sottovalutava il gruppo. In questo caso, peraltro, l’offerta sarebbe tutta in contanti. Aspetto che potrebbe risultare più gradito a Piazza Affari. Anche se, va detto, non è escluso che alcuni dei soci già presenti nell’azionariato, se convinti della bontà del progetto, non possano decidere di restare nella compagine per supportare il rilancio e magari valorizzare poi successivamente al meglio la partecipazione nel Corriere. Si vedrà. Di certo, l’operazione appare in questo momento in fase troppo embrionale per poter coglierne le conseguenze. Tanto più che, sebbene diverse fonti finanziarie confermino il ritrovato interesse di Bonomi per Rcs, non va dimenticato che poco tempo fa a precisa domanda l’imprenditore aveva risposto di non aver valutato in alcun modo l’operazione. Nelle prossime ore, però, non è escluso che possa tenersi qualche incontro che definisca se e quando far partire l’eventuale contro-offerta.

Che cosa avrebbe fatto cambiare idea all’imprenditore? Uno degli aspetti che fino a oggi ha tenuto lontani gli investitori rispetto a un possibile ingresso in forze nella compagnia è la mole di debiti che grava sul gruppo e soprattutto i nodi rispetto a una potenziale ristrutturazione. Il primo trimestre del 2016 si è chiuso con 22 milioni di perdita e con un indebitamento finanziario netto di 411 milioni considerando gli effetti della cessione dell’Area Libri. Lanciare un’Opa significava quindi, oltre che mettere sul piatto i denari sufficienti ad assumere il controllo della società, accollarsi anche l’esposizione. Sulla quale peraltro era in corso una complessa trattativa con le banche per definirne la rimodulazione. Ora il cda della società ha raggiunto una nuova intesa con i creditori e il term sheet, già approvato da due istituti, dovrebbe essere vagliato dai consigli delle altre banche entro maggio. Per giunta, da un primo sondaggio informale fatto da Cairo, le banche si sarebbero dette disponibili a sedersi al tavolo con lui per discutere le condizioni del debito nel caso in cui l’imprenditore dovesse assumere il controllo di Rcs. Questo fa dunque immaginare che stesso trattamento e stesse garanzie verrebbero riservate anche ad altri potenziali offerenti.

Da capire, a questo punto, se Cairo sarebbe disposto a valutare possibili contromosse. L’imprenditore ha una certa cassa a disposizione e forse potrebbe anche considerare di fare un’offerta mista tra carta e cash, anche se fino ad oggi ha sempre garantito di non voler mettere mano ai termini economici dell’Ops.

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