Finanza & Mercati

Debito Rcs, sì al rifinanziamento da Mediobanca e UniCredit

  • Abbonati
  • Accedi
editoria

Debito Rcs, sì al rifinanziamento da Mediobanca e UniCredit

Andamento titoli
Vedi altro

Su sollecitazione Consob,Rcs Mediagroup ha alzato il velo stato di avanzamento del rifinanziamento del debito. Dettagli che normalmente restano riservati, almeno fino a quando il contratto non è chiuso, che però in questo caso sono state comunicate al mercato dato che la società è oggetto di due offerte contrapposte - l’Ops Cairo e l’Opa Bonomi - che però pongono analoghe condizioni agli istituti creditori (entrambe in tutto o in parte rinunciabili). Logico, dal momento che l’enterprise value (equity più debito) di Rcs finora era sbilanciato sul lato del debito. Entrambe le offerte prevedono che le banche - in questo caso un pool che deve decidere all’unanimità - rinuncino a chiedere il rimborso anticipato per il cambio di controllo. La richiesta di moratoria fino all’assemblea di bilancio 2017 si presta invece a malintesi. In realtà si tratta di una salvaguardia legale che fa riferimento al vecchio finanziamento del giugno 2013 (espressamente citato nei comunicati delle due offerte) con coventants che la società non è stata in grado di rispettare interamente e ancora in essere visto che non è ancora stato sostituito. Una volta approvata la rinegoziazione del debito (le trattative sono in corso con la società fin dall’autunno), però, la condizione sulla moratoria posta dalle due offerte decadrebbe automaticamente.

Ora, quindi, lo stato dell’arte è il seguente. Rcs ha concordato con i creditori un term sheet che due banche hanno già approvato in via definitiva. La nota Rcs non lo precisa, ma le due banche che hanno già deliberato sono Mediobanca (17,7 milioni di esposizione) e UniCredit (54,4 milioni), entrambe coinvolte nella partita anche come advisor, l’una per la cordata Bonomi, a cui partecipa, che ha preannunciato un’Opa, l’altra per la stessa Rcs. Le altre banche - Intesa (162,4 milioni), Ubi (108 milioni), Bnp (40,55 milioni), Bpm (40,55 milioni) - delibereranno tra il 20 maggio (Bpm) e il 7 giugno (Bnp). Improbabile che le offerte possano partire prima che sia chiuso il negoziato, un elemento che è comunque fonte di incertezza.

Dunque, il nuovo finanziamento, secondo le precisazioni fornite ieri da Rcs, sarà per un importo massimo di 352 milioni, al netto del rimborso di una linea di credito da 71,6 milioni che sarà ripagata attingendo a parte delle risorse ricavate dalla vendita della Libri. Lo spread sull’euribor a tre mesi per la linea “term” sarà inizialmente pari a 422,5 punti base, sulla linea revolving lo spread sarà di 25 punti base inferiore (sull’Euribor a 1, 3 o 6 mesi) e il costo sarà decrescente al diminuire della leva (indebitamento finanziario netto/Ebitda). La scadenza viene allungata per entrambe le linee di credito al 31 dicembre 2019. I covenants sono i seguenti. Relativamene alla posizione finanziaria netta: 430 milioni a fine 2016 (o 410 milioni in caso di cessione di asset non core), 410 milioni nel 2017 (o 385 milioni se ci saranno dismissioni), 340 milioni nel 2018 (o 315 milioni). Rispetto alla leva (net debt/Ebitda): obiettivi di piano con un margine di tolleranza del 10% per quest’anno e del 15% per ciascuno dei due anni successivi. Confermato che non ci sarà alcun automatismo che possa sollecitare un aumento di capitale, anche se il board ha già ottenuto la delega dall’assemblea per chiamare una ricapitalizzazione fino a 200 milioni.

Questo il lato tecnico di una partita che ha comunque anche innegabili risvolti politici, dato che Rcs è l’editore del Corriere della Sera. La contesa però giocoforza dovrà fare i conti con le regole della finanza di mercato, visto che i due schieramenti in pista si giocano il gradimento degli investitori che hanno in mano più del 60% del capitale. Il presidente emerito di Intesa-SanPaolo, Giovanni Bazoli, intervistato da Ezio Mauro su Repubblica, ha invitato a non considerare la partita già chiusa anche se non si è sbilanciato con le previsioni, ricordando che personalmente non ha più “ruoli attivi”. «Mi limito a dire - ha osservato - che Intesa-SanPaolo, essendo il principale creditore di Rcs, è interessata a una soluzione proprietaria che assicuri la migliore gestione dell’azienda». E Urbano Cairo, di cui Intesa è advisor per l’Ops, ha spiegato, «l’ho conosciuto solo recentemente, ma mi è sembrato serio, umile, libero politicamente. Ed è uno che quando esce da una stanza spegne la luce». Parole di stima per Urbano Cairo sono arrivate anche dal presidente Mediaset, Fedele Confalonieri: «È uno che l'editore lo sa fare. Non mi auguro nulla, solo che il Corriere sia in buone mani».

Entro il 28 maggio dovrebbe essere completato l’iter autorizzativo del prospetto dell’Ops di Cairo Communication, dove dovrebbe essere dettagliato meglio il contenuto industriale della proposta. Certo è che più è credibile il piano e meno ci sarà interesse a scambiare i titoli a un rapporto di concambio penalizzante. Dall’altra parte l’Opa di Andrea Bonomi insieme a Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e Unipol, che sono già soci Rcs, offre un prezzo certo d’uscita (0,7 euro ad azione) per chi vuole disinvestire e si propone di dare un assetto stabile all’azionariato per un triennio in modo da portare avanti e accelerare il piano varato dal management della società. La soluzione centrata su un operatore di private equity prevede però al termine un futuro riassetto sul quale oggi non è possibile fare previsioni.

Poco variato in Borsa il titolo Rcs dal giorno prima: a 0,716 la chiusura (+0,14%). Un report di Intermonte, che è advisor di Rcs, reputa migliore l’offerta di Bonomi perchè in contanti e ritiene improbabile che Cairo rilanci.

IL LIBRO SOCI
Dati in percentuale. (Fonte: dati societari)

© Riproduzione riservata