Finanza & Mercati

UniCredit, ipotesi cessione di quote Fineco e Pekao

  • Abbonati
  • Accedi
BANCHE

UniCredit, ipotesi cessione di quote Fineco e Pekao

Andamento titoli
Vedi altro

Mentre analisti e operatori si interrogano sulle ipotetiche mosse di UniCredit - dalle cessioni di quote in FinecoBank, nella turca Yapi Kredi e nella polacca Pekao , anche in alternativa all’aumento di capitale -, in piazza Gae Aulenti entra nel vivo il processo di ricambio.

Sebbene dalla banca non arrivi alcuna comunicazione ufficiale, la road map sembra tracciata. Dopo la riunione di lunedì, in cui diversi soci tra cui Aabar, CariVerona, CrTorino, Carimonte e Francesco Gaetano Caltagirone - in rappresentanza del 15% circa del capitale - hanno convenuto sulla necessità di una discontinuità, a breve potrebbe esserci un nuovo incontro tra i soci. Nel lle prossime settimane, secondo alcune letture, potrebbero così prendere forma le dimissioni formali da parte del ceo Federico Ghizzoni.

Sul possibile ricambio ai vertici di Unicredit, si è espresso il vicepresidente, nonchè presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo. «Non dico niente - ha detto ieri a margine di un evento Alitalia a Milano -. C'è troppa gente che parla troppo e che parla a sproposito non facendo del bene alla banca. Siccome io non condivido tutte queste fughe di notizie, non ho niente da dire».

Nei confronti dell'attuale Ceo del gruppo c'è la stima degli azionisti e il desiderio di evitare fratture, visto anche un impegno che perdura dal 2010. Per questo dietro le quinte si starebbe lavorando a un accordo che soddisfi entrambe le parti. Secondo rumors, il passo indietro potrebbe esserci in occasione del Cda del 9 giugno, oppure nel comitato governance e nomine che dovrebbe tenersi il 1° giugno. Non sono escluse accelerazioni, ma al momento nulla lascia intendere uno scenario simile. Anche perchè nel frattempo si tratta di trovare il nome del sostituto. Per selezionare il nuovo Ceo si starebbe selezionando una società di head hunting: i nomi che circolano sono quelli di Egon Zehnder, Spencer Stuart e Russell Reynolds.

Ben più affollata è invece la lista di nomi dei manager considerati “papabili” alla poltrona di Ceo. Un elenco di nominativi da cui ieri si è sfilato l'a.d. di Unipol, Carlo Cimbri. «Sto bene dove sto, non è un'opzione sul tavolo», ha detto ieri il manager riferendosi all'ipotesi di una sua candidatura alla guida della banca. A tirarsi fuori dalla corsa è stato anche il presidente di Sea (nonchè ex banchiere di Intesa e UniCredit) Pietro Modiano, che ha escluso l'ipotesi. Tra i nomi più insistenti che circolano ci sono quelli di Marco Morelli, vicepresidente di Bofa-Merrill Lynch per Europa e Medio Oriente; Alberto Nagel, Ceo di Mediobanca; Gaetano Micchichè, dg di Intesa Sanpaolo; Alberto Orcel e Sergio Ermotti di Ubs; Horta Osório, Ceo di Lloyds; Jean-Pierre Moustier e Gianni Franco Papa, di UniCredit.

La nomina di un nuovo a.d. secondo molte letture potrebbe spalancare la porta un aumento di capitale che, per quanto oggi non indispensabile (la banca ha un Cet 1 ratio del 10,85%, in linea con i requisiti chiesti dalla Bce nell'ambito degli Srep), permetterebbe di rafforzare i livelli patrimoniali. Gli analisti suggeriscono che l'ammontare della ricapitalizzazione possa oscillare tra i 5 e i 7 miliardi di euro. D'altra parte non è escluso che la banca possa evitare un'iniezione di denaro fresco optando per un programma di cessioni di attività che permetta così di ridurre gli attivi a rischio. Nel contempo UniCredit prosegue nell'implementazione del piano aziendale. Un fronte su cui la banca si muove in maniera «ossessiva» ha detto ieri il vice direttore generale dell'istituto Paolo Fiorentino. «Abbiamo il dovere professionale di tenere la barra dritta», ha detto Fiorentino. «Gli obiettivi non cambiano, anzi in qualche modo dobbiamo essere capaci di trasmettere entusiasmo ed essere ambiziosi». E a chi chiedeva se fosse tranquillo, Fiorentino ha risposto che «le battaglie al di fuori di mondi operativi non ci devono interessare e soprattutto non ci devono distrarre» ha detto Fiorentino, aggiungendo che alcuni obiettivi, risparmi e sulla chiusura delle filiali, potrebbero essere anche superati. «Faremo meglio del target al 2018 sul risparmio netto dei costi del gruppo che era di 800 milioni».

© Riproduzione riservata