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Il Venezuela vende montagne di oro per pagare i debiti

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la crisi di caracas

Il Venezuela vende montagne di oro per pagare i debiti

(Afp)
(Afp)

Il Venezuela sta vendendo i gioielli di famiglia pur di riuscire a onorare i debiti. Soltanto nel primo trimestre le sue riserve auree sono calate del 16%, dopo che nel corso del 2005 Caracas le aveva già ridotte di un quarto.

Le vendite di oro sono state imponenti: 1,37 milioni di once tra gennaio e marzo, secondo le statistiche del Fondo monetario internazionale, equivalenti a 38,8 tonnellate di metallo. L’ultima volta che una banca centrale aveva messo sul mercato così tanti lingotti nel giro di tre mesi risale al 2007. In quel caso era stata la Svizzera, all’epoca impegnata a ridurre il peso dell’oro nelle sue riserve, che considerava eccessivo e legato a principi obsoleti di gestione della ricchezza del Paese.

“Si tratta di un sacrificio, l’ennesimo sacrificio di un Paese che non vuole arrendersi a un ormai inevitabile default”

 

Il caso del Venezuela non potrebbe essere più diverso. Qui si tratta di un sacrificio, l’ennesimo sacrificio di un Paese che non vuole arrendersi a un ormai inevitabile default. Sprofondato in una crisi drammatica dal crollo del petrolio - che ha fatto esplodere il bubbone di decenni di politiche economiche dissennate - il Paese latinoamericano è al collasso. Il Pil è diminuito del 5,7% nel 2015 e per il 2016 il Fmi prevede una contrazione dell’8%, con inflazione che potrebbe sfiorare il 500%.

Nei negozi ormai manca quasi tutto, dal latte in polvere per i neonati alla carta igienica. Le fabbriche di Coca Cola hanno dovuto chiudere i battenti perché sono rimaste senza zucchero, la settimana lavorativa negli uffici pubblici è accorciata a due giorni per risparmiare, mentre le carenze di energia - paradossali in un Paese che possiede immensi bacini idroelettrici, oltre alle maggiori riserve petrolifere al mondo - costringono a blackout di 4 ore al giorno.

Disfarsi dell’oro può sembrare un sacrificio secondario. Ma in Venezuela - dove il metallo prezioso rappresenta tuttora oltre il 60% delle riserve valutarie - non è un segnale da sottovalutare. Le autorità continuano ad assicurare che quest’anno non ci saranno default. Ma di questo passo le casse saranno presto vuote.

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