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UniCredit, almeno un mese per il successore di Ghizzoni

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IL rimpasto

UniCredit, almeno un mese per il successore di Ghizzoni

Si mette in moto la macchina per la successione di Federico Ghizzoni. La strada non sarà breve: a una Sifi, una banca sistemica, la Bce non pare disposta a fare sconti quanto a imparzialità e trasparenza della procedura, dunque difficilmente si approderà al nome del nuovo ceo prima di 30-40 giorni. D’altronde si tratta di una nomina chiave per i futuri assetti della finanza italiana (e non solo) e anche la Borsa non preme: ieri il titolo ha messo a segno un altro balzo del 2,42%.

Dopo il cda di martedì, che ha visto Ghizzoni dare la propria disponibilità a dimettersi non appena si sarà trovato il successore, ieri si è insediato un comitato ristretto composto dal presidente della banca Giuseppe Vita, dal presidente del comitato Governance e nomine, Luca Cordero di Montezemolo, dal vicario Vincenzo Calandra e Clara Streit (entrambi in comitato), che «ha avviato i lavori per selezionare la società di head

“Ghizzoni manterrà le proprie funzioni fino alla nomina del suo successore, supportandolo nella fase di transizione”

 

hunting che assisterà la banca nella ricerca del nuovo ad», come recita una nota della banca. Con ogni probabilità, come anticipato da Il Sole 24 Ore, verranno incontrati Spencer Stuart (a fianco del cda per l’ultima autovalutazione), Russell Reynolds (consulente di Assogestioni) ed Egon Zehnder, storico partner della banca, più Korn Ferry che parrebbe favorita: l’incarico dovrebbe essere assegnato mercoledì prossimo, quando si riunirà in plenaria il comitato Governance.

A quel punto partirà la caccia al nuovo manager, chiamato a studiare un nuovo piano (più strategico che industriale) per la banca e a sciogliere il nodo dell’eventuale aumento: il tema resta al centro dei report degli analisti con una forchetta che spazia dai 4 ai 10 miliardi, ma - come notava ieri Kepler - sembra già scontato dal mercato per almeno cinque miliardi; e anche i soci storici l’avrebbero in qualche modo messo in conto (si veda l’altro articolo in pagina).

Di ieri la conferma dei rating da parte di S&P (BBB- a lungo termine e a A3 a breve, outlook stabile), e le parole del ministro Padoan, secondo il quale il governo «si tiene a dovuta distanza». Ciò non toglie che la scelta del nuovo ad abbia non poche implicazioni politiche, considerate le tante e rilevanti partite in cui è coinvolta UniCredit, primo socio di Mediobanca e crocevia finanziario non solo per l’Italia. È di qui che passerà la scelta del nuovo ad, formalmente non ancora partita ma fattualmente al centro di colloqui informali da giorni, tra i palazzi della finanza, della politica e dei regolatori. Tra i papabili, si conferma una rosa - pur ipotetica - di favoriti che continua a contemplare i nomi di Marco Morelli, ex Intesa e Mps e ora vice presidente di Bofa-Merrill Lynch, di Alberto

Nagel, ceo di Mediobanca, e di Sergio Ermotti di Ubs: in comune i tre hanno il fatto di essere italiani, elemento non sgradito ai grandi soci, ma per il resto sono molto diversi i profili e il posizionamento rispetto ai dossier più caldi, a partire dall’asse UniCredit-Mediobanca e dai rapporti con il Governo Renzi. Ma al centro dei rumors c’è anche una rosa più ampia, che comprende Gaetano Miccichè di Banca Imi («un ottimo banchiere», secondo le parole di ieri del presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro), Carlo Cimbri di Unipol, l’ex Jean-Pierre Moustier, Flavio Valeri di Deutsche, Alessandro Castellano di Sace e Giampiero Maioli di Cariparma. E secondo alcuni potrebbero essere sondati anche due manager al momento fuori dal mondo bancario: Fabio Gallia, ad di Cdp, o Corrado Passera.

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