
L'Italia è nona fra i paesi europei in termini di attrattività per gli investimenti diretti esteri ma è solo 18esima in termini di investimenti effettivamente ricevuti nel corso del 2015, 2 posizioni in meno rispetto all'anno precedente. E' quanto rileva l'edizione 2016 della European Attractiveness Survey di EY, che a livello europeo ritrae invece un quadro ben diverso: lo scorso anno infatti gli investimenti diretti esteri (IDE) in Europa hanno raggiunto un livello record con oltre 5.000 operazioni (+14%) che hanno portato alla creazione di quasi 220.000 nuovi impieghi (+17%).
L'Europa occidentale continua ad essere la destinazione più attraente, con il 77% di investimenti diretti e il trio composto da Regno Unito, Germania e Francia si è aggiudicato il 51% del totale. L’Olanda sale alla quinta posizione nella top ten, inoltre, con una crescita del 47% mentre l'Europa Centrale e Orientale hanno contribuito alla creazione della metà dei posti di lavoro totali europei con il 69% di investimenti nel settore manifatturiero. Nonostante un 2015 positivo per gli IDE in Europa, le sfide geopolitiche e macroeconomiche stanno impattando l'opinione degli investitori: rispetto al 32% dello scorso anno, solo il 22% dei manager intervistati a livello globale pianifica di espandere le operazioni in Europa nell'immediato futuro.
L'Italia non appare nei primi 10 posti perché ha occupato solo 1.383 persone grazie agli Ide
L'Italia resta dunque fuori dalla EY top ten anche se in termini assoluti la situazione appare in lieve miglioramento. Se il numero di progetti in Italia si è attestato nel 2015 a 55 (2 in meno rispetto al 2014), ognuno di questi progetti ha portato alla creazione di 25 posti di lavoro in media (contro i 20 dell'anno precedente) per un totale di 1.383 nuovi posti di lavoro, ben oltre i 1.164 registrati nei 12 mesi precedenti. Il miglioramento è ancora più forte quando si confrontano i dati al 2013, quando furono creati complessivamente 732 nuovi impieghi per una media di 14 posti di lavoro per progetto.
«Ciò che emerge dai dati e dal sentiment degli investitori – dice l’amministratore delegato di EY Italia, Donato Iacovone - è che la partita delle superpotenze europee si gioca soprattutto nelle grandi aree urbane. Oggi i passi avanti nel digitale e nelle infrastrutture in città come Milano (che nel 2015 da sola ha attirato la metà degli investimenti esteri diretti in Italia, ndr) e Roma, che ha recuperato posizioni e rientra nella top 10 per quest'anno, possono diventare il punto di forza dell'Italia come destinazione di interesse per gli investitori europei e non».
Fondamentali, secondo Iacovone, saranno in futuro i collegamenti soprattutto aerei e marittimi con il resto d’Europa e del mondo, le infrastrutture e i centri accademici: «Roma, con la sua posizione privilegiata nel Mediterraneo può tornare ad essere hub di interessi commerciali e non deve sorprendere se oggi gli investitori guardano alla nostra capitale con crescente interesse».
Tornando ai dati 2015, è interessante notare come 1000 nuovi posti di lavoro siano derivati da progetti volti al potenziamento delle imprese esistenti, mentre i restanti 383 impieghi sono stati creati come effetto di nuove iniziative imprenditoriali in Italia. I dati di EY confermano inoltre come gli investimenti cross-europei rimangano un fattore decisivo. In 24 dei 55 progetti realizzati in Italia, il capitale proveniva infatti da società costituite in Europa occidentale mentre gli Stati Uniti hanno contribuito con 16 progetti seguiti dai paesi dell'Europa orientale con cinque e dalla Cina con quattro.
A livello di città, l'indagine di EY riserva una lieta sorpresa per Roma. La capitale infatti, come detto, entra nella top 10 delle città più attraenti d'Europa per gli investimenti diretti esteri. Mentre le posizioni al vertice non sorprendono con Londra, Parigi e Berlino, rispettivamente al primo, secondo e terzo posto, l’aggiunta della capitale italiana al decimo posto subito dietro Bruxelles e Madrid è sicuramente uno sviluppo sorprendente e al tempo stesso incoraggiante. Roma è stata infatti indicata come destinazione attraente per possibili investimenti nel coro del 2016 dal 7% degli intervistati (che potevano indicare più destinazioni), in netto rialzo dal 2% del 2015. All'indagine 2017 l’arduo compito di rivelare se alle intenzioni hanno fatto seguito i fatti.
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