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Grandi Stazioni, un miliardo per il retail La cessione all’asse…

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Grandi Stazioni, un miliardo per il retail La cessione all’asse Antin-Borletti-Icamap

Per la chiusura definitiva mancano ancora alcuni passaggi, ma la cordata formata dal fondo infrastrutturale francese Antin, dall’imprenditore italiano Maurizio Borletti e da Icamap, gestore di fondi immobiliari con una solida expertise nel settore, e assistita dall’advisor Leonardo&Co, si avvia a diventare il futuro gestore delle attività retail di Grandi Stazioni. Ieri, infatti, all’apertura delle buste contenenti le offerte vincolanti, la proposta messa sul piatto dal raggruppamento italo-francese è risultata essere la più alta: 953 milioni di euro (761,5 milioni di equity e 191,5 milioni di debito), seguita a notevole distanza dagli altri tre pretendenti rimasti in gara e tutti allineati al vincitore sulla valutazione del debito, vale a dire l’asse Altarea-Apg Predica con 806,5 milioni, il fondo Usa Lone Star con 800 milioni e, infine, Deutsche Asset Management con 744,5 milioni. Tutti contenti, dunque, a cominciare dagli azionisti di di Gs. «La formalizzazione dell’offerta è per noi motivo di grande orgoglio», è il commento dell’ad di Fs, Renato Mazzoncini. E grande soddisfazione è stata espressa anche dal presidente di Eurostazioni, Francesco Gaetano Caltagirone, in rappresentanza dei soci privati.

«Siamo molto soddisfatti - spiega al Sole 24 Ore l’ad della società, Paolo Gallo - perché l’offerta, che giudichiamo congrua, è allineata alla valutazione che noi stessi avevamo fatto del perimetro dell’azienda. E questo sta a significare che la cordata ha saputo leggere il nostro piano industriale, l’ha compreso appieno e ha capito qual è il potenziale presente e futuro di questa società. Tempo fa quando mi era stato chiesto chi si sarebbe aggiudicato la gara, avevo spiegato che avrebbe probabilmente vinto il raggruppamento capace di interpretare tutte le potenzialità di questo asset e di accedere a un adeguato approvvigionamento finanziario ed è quello che alla fine è avvenuto». In sede di manifestazioni di interesse, i quattro candidati avevano fornito qualche indicazione sui loro piani futuri e, prosegue Gallo, «già da quella lettura s’intuiva che la cordata italo-francese aveva compreso tutti i possibili fronti di crescita futura sia verso l’estero che verso altre stazioni».

La partita è a un passo dalla fine. E Gallo rivendica la bontà «di una piattaforma unica nel panorama italiano e mondiale che ha tutte le carte per espandersi in altri paesi e per cogliere ulteriori opportunità». Non a caso, nei mesi scorsi, il management di Grandi Stazioni è stato contattato da più parti (gli ultimi sono gli indiani di Tata Engineering) con l'obiettivo di esportare anche altrove un modello assai rodato. E questo, ammette l’ad, «rappresenta un potenziale upside per il futuro gestore» che, riconosce ancora il ceo, ha tratto un evidente beneficio dall’esperienza di Maurizio Borletti. «Ha due atout che altri non hanno. In primo luogo, è un profondo conoscitore del retail e l’ha dimostrato ampiamente con il successo di Rinascente. Inoltre, conosce il mercato italiano e questo sicuramente sarà utile anche nel declinare la partnership futura con Fs. Ha vinto meritatamente perché ha saputo tradurre in numeri un progetto». Ma si aspettava una vittoria di questa cordata? «Se la giocavano tutti alla pari. E, quando ieri abbiamo esaminato le garanzie economiche presentate a copertura dell'operazione, ho pensato che si sarebbero battuti fino in fondo» per quella che, ricorda Gallo non senza una punta di orgoglio, «è la prima privatizzazione del 2016». E anche il Mef, che ha seguito il dossier con Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del ministro, ha manifestato soddisfazione per l'esito.

L'operazione dovrà ora ricevere l'avallo dei cda dei due azionisti che, con ogni probabilità, saranno convocati nel giro di una settimana. A stretto giro, si arriverà quindi alla firma del contratto che Gallo auspica si chiuda prima della fine di giugno con il closing previsto per luglio anche perché, chiarisce ancora l'ad, «i francesi ci hanno detto che non sarà necessario il vaglio dell'Antitrust europeo». Contestualmente giungerà a traguardo anche il percorso di scorporo di Gs. «Io e il presidente Riccardo Monti dobbiamo firmare l'atto di scissione che sarà depositato alla camera di commercio. Poi ci saranno alcuni adempimenti, ma contiamo di chiudere per luglio». A quel punto, i venditori passeranno all’incasso: Ferrovie si troverà a deconsolidare 190 milioni di debito e a intascare circa 420 milioni per l’equity, mentre 342 milioni finiranno ai privati.

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