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Contrordine dalla Bce: il petrolio «low cost» non fa bene alla…

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Contrordine dalla Bce: il petrolio «low cost» non fa bene alla crescita

  • –di Sissi Bellomo
(olycom)
(olycom)

Altro che stimolo all’economia. Il petrolio low cost potrebbe aver avuto un impatto sulla crescita «vicino allo zero o addirittura leggermente negativo». È la Banca centrale europea (Bce) ad affermarlo, con un bagno di realismo che segue quello della Banca mondiale. Quest’ultima la settimana scorsa aveva tagliato le previsioni sul Pil a un risicatissimo +2,4%, spiegando che il crollo delle materie prime ha danneggiato alcuni Paesi emergenti più di quanto non abbia avvantaggiato le economie sviluppate.

La Bce, nelle anticipazioni del Bollettino economico di giugno, si spinge più nel dettaglio, ipotizzando che il ciclo negativo del petrolio abbia «cambiato natura nel corso del tempo»: se a innescare la caduta dei prezzi era stato soprattutto il boom della produzione, a cominciare da quella di shale oil, in seguito «è emerso il timore che il driver principale sia stata la debolezza della crescita economica globale». «Se per esempio assumiamo che il 60% del declino dei prezzi da metà 2014 sia dipeso dall’offerta e il resto dalla domanda - ragiona l’istituto di Francoforte - l’impatto di questi due shock sull’attività globale sarebbe vicino a zero o addirittura leggermente negativo».

Rispetto a precedenti fasi di debolezza del greggio, negli anni ’80 e ’90, potrebbero inoltre essere emersi fattori che hanno alterato gli effetti benefici sull’economia, ipotizza la Bce. L’impatto sui Paesi esportatori netti di petrolio stavolta è stato «piuttosto duro e con ricadute negative su altre economie emergenti». Spesso ci sono stati altri shock concomitanti, come gravi tensioni geopolitiche. In diversi casi il crollo delle valute locali, specie quelle legate al dollaro, ha limitato le possibili azioni di politica monetaria a sostegno della crescita. Nei Paesi importatori netti di petrolio, come l’Italia, ad attenuare l’effetto benefico del petrolio a basso costo potrebbe aver contribuito la minore intensità energetica rispetto a un tempo. Un freno, suggerisce la Bce, è forse arrivato anche dalla scarsa fiducia nella persistenza dei prezzi bassi, che ha portato a mettere da parte il denaro risparmiato piuttosto che spenderlo, dando impulso a consumi e investimenti.

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