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Chiantibanca si sfila dal sistema cooperativo

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Chiantibanca si sfila dal sistema cooperativo

  • –di Cesare Peruzzi

Dopo Banca di Cambiano e Cassa Padana, anche ChiantiBanca si “sfila” dal sistema delle banche di credito cooperativo. L'istituto toscano presieduto da Lorenzo Bini Smaghi ha ufficializzato l'invio a Banca d'Italia della richiesta formale di way out, così come consentito dalla legge di riforma del credito cooperativo per le banche con patrimonio superiore ai 200 milioni (sulla base dei dati al 31 dicembre scorso).

Domani scadono i tempi per chiamarsi fuori dal progetto di gruppo unico obbligatorio per le Bcc e, a questo punto, è molto probabile che siano soltanto tre gli istituti a scegliere di restare autonomi: la Banca di Cambiano, nell'Empolese Valdelsa; la Cassa Padana di Leno, in provincia di Brescia, entrambe con la decisione già approvata dall'assemblea dei soci; e, appunto, la ChiantiBanca, che ha sede legale a Monteriggioni in provincia di Siena e sede operativa a San Casciano Valdipesa (Firenze) e che terrà in autunno l'assemblea straordinaria per il via libera definitivo. Bankitalia ha sei mesi di tempo per rispondere, chiedere chiarimenti o integrazioni al dossier. La strada però è ormai segnata anche per la banca guidata dal direttore generale Andrea Bianchi.

ChiantiBanca è cresciuta molto negli ultimi anni, grazie all'allargamento dell'operatività e all'apertura di nuovi sportelli, ma anche attraverso l'incorporazione di altre Bcc in difficoltà, come nel caso dell'ex Credito cooperativo fiorentino e, negli ultimi mesi delle Bcc di Pistoia e dell'Area Pratese, fusione che diventerà operativa dal prossimo primo di luglio, portando a 52 il numero degli sportelli della banca, con 100mila clienti, 25mila soci della cooperativa, 450 dipendenti, un patrimonio di 310 milioni, 3,4 miliardi di raccolta complessiva e 2,6 miliardi d'impieghi, ma soprattutto con un Cet1 ratio del 14,2% ben al di sopra dei requisiti indicati dall'Eba (10,5%) e della stessa media del sistema bancario nazionale (11,5%). Di fatto è la terza Bcca italiana, per dimensione, dopo Quelle di Roma e Alba.

«Per rispetto e senso di responsabilità nei confronti dei soci, del lavoro svolto in questi anni dal personale, del contributo degli amministratori, e in seguito a ampie e ponderate valutazioni, ChiantiBanca ha deciso di presentare oggi l'istanza di way out presso la Banca d'Italia - scriva Bini Smaghi nella lettera che ha inviato a tutti i soci -. Tale istanza rappresenta un elemento di continuità rispetto alla nostra storia, che ci ha portati a essere la prima banca di credito cooperativo in Toscana e la terza a livello nazionale, ed è in piena coerenza col sentiero di crescita autonoma seguito con successo finora».

L'uscita dal sistema costerà a ChiantiBanca circa 60 milioni, cioè il 20% del patrimonio a dicembre scorso, come stabilito dalla legge. E' probabile che l'azienda, in previsione dello scorporo in una spa dell'attività bancaria, che a quel punto sarà interamente controllata dalla cooperativa, cerchi d'individuare alcuni possibili compagni d'avventura, a cui aprire il capitale (una quota di minoranza) e con cui realizzare un'alleanza industriale. Ma questo sarà il lavoro dei prossimi mesi.

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