Atlante è il nuovo padrone della Popolare di Vicenza e si prepara a diventarlo di Veneto Banca, se è vero - come è emerso ieri - che al momento solo l’1% del miliardo di aumento risulta sottoscritto. Ma in mezzo ci sono i vecchi soci azzerati nel capitale, che - essendo anche gli attuali clienti - vanno in qualche modo tenuti in conto per evitare che prosegua (o acceleri) la migrazione verso altre banche, già emersa nei dati sulla raccolta. Per questo a Vicenza nelle settimane scorse si è aperto un tavolo che vede protagonisti un gruppo di vecchi soci e la banca, con la “benedizione” di Atlante: diversi gli incontri, ancora nei giorni scorsi. Al centro del confronto, l’ipotesi di aprire il capitale agli azionisti storici dell’istituto, marginalizzati sotto l’uno per cento dopo la sottoscrizione integrale dell’aumento da parte del fondo gestioto dalla Quaestio di Alessandro Penati. Migliaia di soci che hanno subìto perdite ingenti, per un totale di circa 6 miliardi, e che in molti casi si trasferiranno nei bilanci di centinaia di aziende del Nord-Est; per compensare in parte il danno, e per non far venir meno i rapporti in essere (con relativi ricavi per la banca), si stanno studiando diverse ipotesi, in parte già anticipate dalla stampa locale e nazionale, che si ispirano al salvataggio del Nuovo Banco Ambrosiano di Bazoliana memoria. La ipotesi più accreditata è quella del warrant che, nel quadro di un aumento di capitale dedicato, dovrebbe consentire ai soci attuali di comprare in futuro le azioni a un prezzo base definito oggi. Così facendo, i soci si garantirebbero un beneficio futuro nel caso - auspicato - che di qui ai prossimi anni la banca, da sola o più probabilmente dentro a un altro gruppo, tramite Ipo o con una cessione diretta, possa imboccare la strada della ripresa.
Il tavolo per ora è informale, ma vede impegnato in prima persona il Ceo, Francesco Iorio, destinato a essere confermato dall’assemblea di luglio (e inevitabilmente sensibile alle richieste del territorio di riferimento) e l’associazione dei grandi azionisti Futuro 150, che avrebbero manifestato la disponibilità a investire alcune decine di milioni. Gli stessi che avevano messo sul tavolo in occasione dell’aumento, poi naufragato: di qui l’ipotesi che, insieme ai warrant, si possa procedere a un nuovo aumento riservato, pur di taglia ridotta, o alla cessione di una quota del pacchetto che oggi fa capo ad Atlante. Sì, perché il fondo, che già nel comunicato della settimana scorsa con la lista per il nuovo cda aveva espressamente inserito un’apertura verso i vecchi soci, sarebbe disponibile a fare la sua parte. L’obiettivo, si apprende, è quello di mettere a punto lo schema nelle prossime settimane, in modo da poterne parlare nell’assemblea già convocata per il 7 luglio: ad attuare il piano però sarà il nuovo cda, nominato proprio in quell’occasione.
La necessità di mantenere i contatti con i vecchi soci è un tema di estrema attualità anche a Veneto Banca, ma qui la situazione è più aperta. Perché prima di tutto c’è da vedere l’esito dell’aumento da un miliardo, che - a differenza di Pop. Vicenza - prevede il diritto di opzione per i vecchi soci. Al momento, però, l’operazione sembra stentare: a una settimana circa dal lancio dell’operazione risulterebbero ordini pari a circa l’1% del book secondo fonti citate da Reuters, ovvero circa 10 milioni. Il clima sui mercati certo non aiuta, visto il particolare accanimento nei confronti delle banche. Tuttavia, un’accelerazione è attesa negli ultimi giorni dell’offerta in opzione, che si chiude il 22 giugno, mentre gli investitori istituzionali invece avranno tempo fino al 24: prosegue proprio tra questi ultimi in queste ore il road show del direttore generale, Cristiano Carrus, e del presidente del comitato esecutivo, Carlotta De Franceschi.
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