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Relazioni pericolose tra Brexit e cioccolata

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cacao a prezzi record

Relazioni pericolose tra Brexit e cioccolata

Per i golosi la Brexit minaccia di essere una catastrofe. La cioccolata, si preoccupa la stampa britannica, potrebbe diventare più cara e meno buona se Londra uscisse dall’Unione europea.

L’abbassamento degli standard qualitativi potrebbe effettivamente essere un rischio, per i consumatori d’oltre Manica. Quanto ai prezzi, il timore sembra eccessivo, anche se è vero che con l’avvicinarsi del referendum del 23 giugno il cacao è diventato uno dei bersagli preferiti dagli speculatori.

L’evento è marginale, nel caos in cui l’ipotesi Brexit ha sprofondato i mercati, ma la più dolce tra le materie prime da qualche settimana è al centro di un vortice di scambi, che hanno provocato violenti movimenti di prezzo. Il motivo? Il cacao è una delle rarissime commodities di cui esiste ancora un future quotato in sterline, mentre a New York è scambiato un contratto analogo denominato in dollari: una circostanza che offre allettanti possibilità di arbitraggio in un periodo come questo, caratterizzato da una forte turbolenza del cambio tra la valuta britannica e il biglietto verde.

La volatilità è alle stelle. E il cacao sulla piazza londinese è volato ai massimi da 5 anni (2.330 £//tonnellata), con un rally che potrebbe infiammarsi ulteriormente se la Gran Bretagna lascerà la Ue. La sterlina, che questo mese si è già deprezzata di circa il 2% rispetto al dollaro, rischia infatti di precipitare secondo gli analisti, alimentando gli acquisti di cacao. L’ipotesi Bremain avrebbe viceversa un potenziale effetto ribassista sulla commodity, forse ancora più potente visto che il mercato ha in parte scontato lo scenario opposto.

Tutto questo vale comunque solo per il future scambiato a Londra. A New York la speculazione sta provocando altri effetti: ieri in apertura il cacao è crollato in pochi minuti del 6%, sotto 3mila $/tonn, a causa di probabili forti liquidazioni di un hedge fund. Gli scossoni continuerano senz’altro, fino al referendum e per qualche tempo anche dopo, ma poi le acque dovrebbero calmarsi. In ogni caso, la filiera del cacao non dovrebbe essere stata presa in contropiede: «Gli operatori sono abituati da secoli a coprirsi dal rischio sterlina», osserva Edward George di Ecobank.

Nel quadro non ci sono però soltanto il referendum britannico e la sterlina. A giustificare le tensioni sui prezzi del cacao - che fino a poco tempo fa non erano limitate a Londra - ci sono anche i fondamentali : il clima arido nelle aree di maggior produzione, Costa d’Avorio e Ghana, ha compromesso quantità e qualità dei raccolti, tanto che la stagione si concluderà in deficit (l’International Cocoa Organization lo stima di 180mila tonnellate). I golosi non devono comunque preoccuparsi: con la domanda fiacca e previsioni migliori per i futuri raccolti, molti analisti assicurano che il rally perderà fiato.

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