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Pop. Vicenza, sit-in di protesta dei piccoli soci

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Pop. Vicenza, sit-in di protesta dei piccoli soci

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Un fiume silenzioso di persone si è radunato ieri a Montebello Vicentino. Più di 600 tra amici e conoscenti, ma anche tanti uomini e donne che in comune con Antonio Bedin avevano il fatto di essere azionisti della Banca Popolare di Vicenza. I funerali del pensionato vicentino di 69 anni, che giovedì scorso si è ucciso spinto dal malessere e dalla disperazione causati anche dalla perdita di più di 400mila euro, i risparmi di una vita, affidati alla Popolare di Vicenza, hanno toccato non poche persone e hanno posto all'attenzione di tutti lo stato di prostrazione di una comunità di piccoli risparmiatori che fanno fatica a non abbandonarsi a gesti irrazionali. È sembrato evidente ieri pomeriggio più che mai che il confine tra la razionalità e un gesto disperato sia diventato molto labile. La rabbia che porta all'aggressione allo sportello, o alla minaccia fuori dagli uffici della dirigenza, sta diventando qualcos'altro, e questo preoccupa l'intera comunità vicentina e veneta. Nelle esequie di ieri, dopo l'omelia e la funzione, è intervenuto per un saluto corale don Enrico Torta, presidente delle Associazioni Soci Banche Popolari Venete, da anni in prima linea al fianco dei piccoli risparmiatori travolti dal fallimento degli istituti. «Il valore delle persone è al di sopra di tutto - ha detto don Torta -. Non possiamo permettere che gli uomini vengano calpestati. Le famiglie coinvolte in questa tragedia sono più di 200mila. Dobbiamo impegnarci per la giustizia, perché il governo sappia cosa sta succedendo in questo nostro Veneto». «Ora non resta che elaborare le idee e lo sgomento», dicono fuori dalla chiesa i rappresentanti delle associazioni degli azionisti e dei consumatori, alcuni dei quali, non tutti, hanno radunato circa 200 persone e si sono avviati a piedi in un corteo silenzioso verso la villa, poco lontana, di Gianni Zonin, ex patron della Popolare di Vicenza, con cartelli con su scritto «Basta suicidi per colpa delle banche venete». Qui il gruppo ha sostato per una decina di minuti, in un silenzio rotto al termine dal coro «Ladro, ladro» e dopo alcuni momenti di tensione con le forze dell'ordine il corteo
si è sciolto.

Intanto ieri un'ordinanza del giudice di Venezia Anna Maria Marra, della sezione del tribunale specializzata in materia di imprese, ha considerato nulle le cosiddette “baciate”, ovvero le operazioni con le quali la Popolare di Vicenza erogava finanziamenti ai clienti mentre contestualmente quest'ultimi acquistavano azioni dell'istituto di credito. Il provvedimento, come riporta il Corriere del Veneto, inibirebbe alla Popolare di Vicenza la possibilità di pretendere dal cliente-azionista il rientro delle somme prestate. Il giudice ha accolto il ricorso d'urgenza di sospensiva presentato da un cliente al quale erano stati concessi 9 milioni di euro, sulla base dell'articolo 700 del codice di procedura civile, motivando la decisione con argomentazioni che potrebbero aprire una strada per molti azionisti della Popolare di Vicenza.

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