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Brexit, così gli hedge fund affilano gli artigli per il dopo referendum

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le strategie

Brexit, così gli hedge fund affilano gli artigli per il dopo referendum

Prudenti, preoccupati per l’eventuale abbandono dell’Unione europea da parte della Gran Bretagna, ma sotto sotto fondamentalmente convinti che non vi sarà alcuna «Brexit». I gestori di hedge fund preparano in queste ore le strategie post referendum britannico, pronti in ogni caso a cogliere la palla al balzo e ad agire a partire da venerdì mattina, quando l’esito del voto sarà certo e si dissolverà parte dell’incertezza che ha turbato le ultime settimane. Molti di loro sono riuniti proprio in queste ore a Roma per un workshop annuale organizzato da una nota banca d’affari americana, che coincide curiosamente con l’evento che tanto ha spaventato i mercati almeno fino a una settimana fa.

Le difficoltà di rapportarsi a una scelta «politica»
L’atmosfera fra quegli investitori che nell’immaginario collettivo sono spesso visti come altamente speculativi e spregiudicati, e che invece devono piuttosto il loro nome alle particolari strategie di copertura dei portafogli utilizzate («hedge» significa appunto «coprirsi» o «proteggersi»), è ovviamente quella dell’attesa. E non potrebbe essere altrimenti, vista l’incertezza creata dal referendum e il fatto che questa sia più legata a un tema politico (e alla scelta di semplici cittadini) piuttosto che a un elemento economico e finanziario con il quale gli hedge hanno naturalmente più dimestichezza.

A tutta liquidità
Anche per questo molti di essi si sono idealmente messi alla finestra negli ultimi tempi. «Personalmente abbiamo ridotto a zero la leva, privilegiando altre strategie di arbitraggio che sono decorrelate dall’esito del referendum stesso, altri gestori che invece devono fondamentalmente restare investiti nelle azioni hanno comunque ridotto al massimo le posizioni aumentando al tempo stesso la liquidità», conferma Dario Sacchetti, fondatore e partner di Anavio Capital e con un passato in Goldman Sachs. Il sondaggio condotto ogni mese da Bank of America-Merrill Lynch ha del resto rivelato che a giugno la quota del portafoglio che i gestori di fondi a livello mondiale destinano al cash viaggia in media al 5,7%, cioè ai massimi addirittura dal 2001.

L’importanza del paniere «Brexit o «Bremain»
Ciò non significa tuttavia che si siano tirati i remi in barca, anzi. Tutti sono pronti a riprendere le posizioni nelle prossime ore in base appunto al risultato del referendum, a una vittoria di uno dei due fronti e anche alla misura di quel successo. Non però a caso o «sparando nel mucchio», cioè acquistando semplicemente gli indici, ma selezionando con attenzione. «Ogni casa di investimento - sottolinea Sacchetti - si è preparata un personale paniere di idee sul quale puntare in caso di Brexit o permanenza nella Ue: noi per esempio abbiamo selezionato titoli più sensibili al tema quali banche, assicurazioni, società del settore edile o legate a consumi, viaggi e tempo libero, da comprare in caso di vittoria dei “remain” o viceversa».

Naturalmente non si guarda soltanto alla Gran Bretagna, ma anche e soprattutto ai mercati a livello globale: «Penso per esempio al settore finanziario europeo in generale e a quello dei Paesi periferici in particolare, che viene considerato dagli investitori alla stregua di un rischio macroeconomico, a certe società tedesche particolarmente legate per l’export verso la gran Bretagna e in generale a tutti coloro che sono esposti verso il Regno Unito o a un investimento in esso», aggiunge Sacchetti.

Reazioni graduali, non un terremoto
Certo, resta il dubbio di arrivare troppo tardi e di adottare tutti la stessa decisione di investimento, con conseguenze e rischi evidenti. «Credo che le reazioni saranno comunque graduali - avverte Sacchetti - anche perché l’evento tragico dell’uccisione della parlamentare Jo Cox ha in parte cambiato le carte in tavola sui mercati». Chi si muoverà venerdì mattina potrà quindi forse perdere per strada la prima parte dei guadagni, ma potrà verosimilmente contare su un aggiustamento dei listini che potrà protrarsi nell’arco di alcune settimane, come del resto dimostrano i precedenti esempi del referendum scozzese e le elezioni politiche britanniche del 2015.

La scommessa rischiosa di chi ha già deciso
«Quei pochi che invece si sono mossi in anticipo prendendo una direzione precisa nei mesi o nelle settimane scorse lo hanno fatto assumendosi rischi enormi e che non competono a strumenti come gli hedge fund, che hanno come obiettivo primario quello di offrire ai clienti un rendimento assoluto», spiega ancora Sacchetti. Chi ha compiuto una sorta di scommessa a senso unico rischia insomma di rimanere seriamente scottato da una decisione che, in fondo, sarà presa dal colletto bianco di Londra, dall’operaio di manchester, così come dagli agricoltori gallesi e dagli allevatori scozzesi.

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