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Saviotti: «Banco più forte, pronti alla fusione con…

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INTERVISTA

Saviotti: «Banco più forte, pronti alla fusione con Bpm»

Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato Banco Popolare (Imagoeconomica)
Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato Banco Popolare (Imagoeconomica)

Un successo «enorme», che fa del Banco un istituto «più forte». E che, soprattutto, rende «ancora più agevole il dialogo con Bpm». Pier Francesco Saviotti, a.d del Banco Popolare, può dirsi soddisfatto: l’aumento di capitale da un miliardo di euro chiesto da Bce è andato a segno senza intoppi, con un’adesione del 99,4%, senza l’intervento delle due banche garanti (Mediobanca e BofA Merrill Lynch) e senza fibrillazioni. Un risultato non scontato, vista la fase difficile in cui si trova il mercato bancario, tra rischio Brexit e crisi delle banche territoriali. Tanto che alcuni addirittura ipotizzavano la necessità di un intervento del fondo Atlante.

Dottor Saviotti, partiamo dalla fine. Se l’aspettava un successo così tondo?
È inutile nascondersi: ero fiducioso ma con qualche dubbio per la bassa reputazione di cui gode il mercato bancario italiano, per lo sconquasso derivato dal “salvataggio” delle banche regionali salvate, per le difficoltà nell'aumento delle due banche ex popolari in Veneto. Senza contare il fermento pre Brexit. E poi, detto francamente, avevo un’altra preoccupazione.

Quale?
Temevo che, a fronte di una Bce che aveva imposto un aumento nonostante noi sostenessimo che non ce ne fosse bisogno, sorgesse un dubbio del tipo: ma se un’istituzione come la Bce chiede qualcosa, è forse perché qualcosa nel Banco non quadra?

E invece?
E invece i soci hanno capito che la nostra era la stessa banca di qualche mese prima, che non era successo niente di nuovo. Che eravamo e siamo una banca solida e vitale. Abbiamo spiegato a tutti che questo aumento serviva ad aumentare le coperture sui crediti, conditio sine qua non per costruire con Bpm la terza banca del Paese. Così abbiamo fatto squadra. Tutti, dal nostro presidente Carlo Fratta Pasini ai consiglieri, dai manager a tutta la nostra rete di filiali, si sono spesi sul territorio. La fiducia è andata gradualmente aumentando e i risultati sono arrivati. I soci storici hanno risposto in maniera enorme, incredibile. Solo nei nostri sportelli abbiamo collocato poco meno di 260 milioni, a cui si è aggiunta un’altra novantina di milioni di sottoscrizioni da parte di nostri soci storici con azioni depositate presso altre banche. In filiale sono entrati migliaia di azionisti. Pensi che siamo stati costretti a tenere aperte le filiali di sabato per raccogliere le richieste dei soci. Ed è forse questa la risposta che dà maggiore soddisfazione.

La risposta forte però è arrivata anche dai grandi fondi di investimento.
È vero. È stata la dimostrazione che hanno creduto al nostro progetto.

Gli investitori non partecipano all'aumento delle due banche venete ma partecipano in maniera massiccia al vostro. Si parla genericamente di mercato bancario italiano ma la sensazione è che ogni caso faccia a sé. Perché su di voi è andata bene?
Perché il mercato fa un ragionamento. Dice: il Banco è sottoposto a un aumento, detiene un livello di solidità elevato pari al 12,4%, ha un livello di liquidità ottimo, una redditività decorosa ma in grado di migliorare. Ha un grado di copertura dei crediti che non sarà il migliore ma è superiore alla media. E ha una palla al piede, uno stock di crediti deteriorati.

Non hanno tutti i torti.
Certo. Poi però gli investitori pensano: questo Banco, con un miliardo in più di aumento, diventa ancora più forte. Il mercato apprezza il progetto di fusione con Bpm, che è legato all'aumento di capitale. Sanno che queste due banche insieme non fanno due debolezze, ma fanno una forza che ha tutte le condizioni per crescere.

Ora cosa farete con questo miliardo?
Faremo quello che la Bce ha chiesto. Francoforte vuole che le coperture sui crediti deteriorati salgano al 49%, che quelle sulle sofferenze salgano al 62%, che lo stock deteriorati della nuova banca si riduca di 8-10 miliardi così da arrivare al 2019 con un rapporto deteriorati su prestiti totali non superiore al 19%. Noi utilizzeremo quindi le risorse per incrementare le coperture, in particolare le sofferenze almeno al 62% entro fine anno, forse già prima. Abbiamo in corso anche la cessione di crediti garantiti per circa 418 milioni. Stiamo cominciando la data room, poi la due diligence, e poi spero che a settembre ci sarà il closing.

Fatto l’aumento non ci sono più ostacoli alla fusione?
La fusione, se non è in discesa, è quanto meno in pianura. E di sicuro questo era il primo e fondamentale tassello. L’enorme successo è un elemento positivo che rende ancora più agevole il dialogo.

A proposito: i soci Pensionati di Bpm chiedono, tra le altre cose, una modifica del concambio per dare l’ok alla fusione. Che cosa ne pensa?
Penso una cosa semplice. Il concambio era soggetto a modifiche in relazione a una due diligence che è stata fatta e chiusa con soddisfazione da entrambe le parti, Bpm e Banco. Non ci sono possibilità che venga cambiato. Anche Castagna l’ha ripetuto.

La Bce ha chiesto correzioni al piano industriale?
No. Servivano solo delle integrazioni. Noi avevamo mandato l'istanza di fusione seguendo un modello semplificato. La Vigilanza invece ci ha chiesto di mandare una istanza nuova, come se si trattasse di una banca ex novo. Ma non cambia nulla nella road map per la fusione.   Siamo fiduciosi che l'approvazione della Vigilanza arrivi in tempi anche inferiori alle previsioni.

Tra gli imprenditori che hanno preso parte all’aumento di capitale si è distinto Sandro Veronesi, patron di Calzedonia, che, secondo alcuni rumors, potrebbe avere un ruolo di pivot nella costruzione di “nocciolo duro” di imprenditori sul territorio. Come vede questa ipotesi?
So che ne stanno parlando e che a seguire direttamente il dossier sono il presidente e i vicepresidenti. Personalmente vedo positivamente la possibilità che possano nascere aggregazioni tra i soci storici del Banco e di Bpm nelle varie aree di appartenenza. Mi auguro che ci possa essere una soluzione di questo tipo e auspico che a Verona il carisma di Sandro Veronesi possa fare da aggregatore.

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