TOKYO - L'onda del Brexit si abbatte con la forza di uno tsunami sui mercati asiatici, investendo in particolare Tokyo, dove l'indice Nikkei ha chiuso in picchiata del 7,92% a 14.952,02 punti, con una perdita di ben 1286,33 punti. Dopo esser salito di quasi l'1% in apertura sull'onda degli exit poll che indicavano la probabile vittoria del “Remain” al referendum britannico, le successive indicazioni in senso contrario hanno provocato un tonfo sempre più accentuato della Borsa giapponese, in parallelo a uno yen in impennata fin sotto quota 100 nei confronti del dollaro e sotto 110 verso l'euro.
Sulla sterlina la divisa nipponica è arrivata a guadagnare fin quasi il 14%, mentre i prezzi petroliferi accusano un crollo superiore al 5% e i tassi obbligazionari hanno toccato nuovi minimi storici. Pesanti anche le altre Borse asiatiche, con quella australiana in calo del 3,3% e altre in più accentuato declino, con l'eccezione delle Borse cinesi che per ora sono apparse in grado di limitare i danni.
Il ministro delle Finanze giapponese Taro Aso ha minacciato interventi sul mercato dei cambi: lo yen è considerato una valuta-rifugio nelle tempeste finanziarie internazionali e tende ad apprezzarsi quando gli investitori riducono la propensione al rischio. Uno yen forte tende a deprimere la Borsa giapponese e le esportazioni, oltre a contribuire a ridurre le aspettative di inflazione. Ma se Tokyo venderà direttamente yen sui mercati, si esporràall'accusa di reinnescare guerre valutarie. Le turbolenze da Brexit rafforzano però il dollaro nei confronti di altre valute asiatiche, tanto che oggi, secondo indicazioni provenienti dai trader, alcune banche centrali regionali sarebbe già intervenute per frenare il deprezzamento delle loro valute: di questo sono sospettate la Banca centrale sudcoreana e quella dell'India.
La Banca centrale del Giappone ha già emesso un comunicato in cui dichiara di essere pronta a fornire liquidità addizionale agli operatori che ne avessero bisogno, compreso il ricorso agli esistenti accordi di swap con altre banche centrali, a partire dalla Federal Reserve. “La Banca del Giappone, in stretta cooperazione con le rilevanti autorità nazionali e straniere, continuera' a monitorare con cura l'impatto del referendum (britannico) sui mercati finanziari globali”, ha aggiunto, facendo intendere che non si escludono misure coordinate tra autorità monetarie di diversi Paesi.
Molti leader dei principali gruppi asiatici si erano espressi in favore della permanenza nella Ue di Londra. I giapponesi hanno considerato la Gran Bretagna un ottimo posto per fare investimenti (1.021 aziende presenti, seconda destinazione dopo gli Usa) in quanto piattaforma per l'intero mercato europeo. Un sondaggio del Nikkei rivela che nessuna impresa giapponese si aspetta qualcosa di positivo dal Brexit, mentre in molti temono conseguenze variamente negative.
In Asia il Brexit è considerato non solo, sul breve, una pugnalata ai mercati globali fragili, ma un colpo alla globalizzazione: la prospettiva di una Europa frammentata rende il vecchio continente meno attraente per investimenti e commerci e fa diventare probabile un rallentamento economico globale che colpira' tutti.
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