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In Cina fusione in vista tra colossi dell’acciaio

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In Cina fusione in vista tra colossi dell’acciaio

(Afp)
(Afp)

La Cina sembra finalmente accelerare il riordino dell’industria siderurgica. Due giganti statali del settore, Baosteel e Wuhan Iron & Steel (nota anche come Wisco), hanno avviato un piano congiunto di «ristrutturazione strategica» che molti osservatori interpretano come l’anticamera di una maxifusione. L’operazione, che darebbe vita a un gigante superato solo da ArcelorMittal, secondo gli analisti potrebbe facilitare la chiusura di alcuni impianti, contribuendo al progetto di ridurre la capacità produttiva cinese, che Pechino a parole persegue da anni ma che finora è rimasto sulla carta.

Con una coincidenza che non appare casuale, proprio nelle stesse ore in cui Baosteel e Wisco comunicavano le loro intenzioni al mercato, la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme annunciava per bocca del presidente Xu Shaoshi che entro fine anno il Governo punta a eliminare 45 milioni di tonnellate di capacità di produzione nell’acciaio e 280 milioni di tonnellate nel carbone. Si tratterebbe di una partenza aggressiva rispetto agli obiettivi quinquennali indicati in febbraio: allora Pechino aveva promesso un taglio di 100-150 milioni di tonnellate entro il 2020 per l’acciaio e di 500 milioni di tonnellate per il carbone.

L’industria siderurgica cinese si è sviluppata a un ritmo forsennato nell’ultimo decennio, assumendo dimensioni elefantiache: Pechino oggi produce più di metà dell’acciaio mondiale, spesso con impianti inefficienti e inquinanti. La frenata dell’economia locale ha fatto esplodere il bubbone, mettendo in crisi i produttori locali e ancora di più i concorrenti stranieri, schiacciati da un fiume di esportazioni a basso costo dalla Cina, contro cui i dazi anti-dumping hanno finora avuto effetti solo limitati.

Le crescenti pressioni da parte dei Governi di tutto il mondo e le durissime prese di posizione agli ultimi vertici del G-7 e del G-20 stanno forse spronando Pechino a compiere qualche primo passo concreto.

I piani di Baosteel e Wisco per ora restano vaghi. Nei comunicati, identici ma separati, che le due società hanno trasmesso alla Borsa di Shanghai si afferma che sulla ristrutturazione strategica non è ancora stata presa alcuna decisione e che comunque sarà necessaria l’approvazione delle autorità rilevanti. Un ulteriore aggiornamento verrà dato entro 5 giorni lavorativi, durante i quali le società hanno chiesto di essere sospese dalle contrattazioni di borsa.

Baosteel e Wisco hanno una capitalizzazione congiunta di 16,3 miliardi di dollari e insieme sono in grado di produrre oltre 60 milioni di tonnellate di acciaio l’anno. In caso di fusione balzarebbero al primo posto tra i gruppi siderurgici cinesi, superando Hebei Iron & Steel, che secondo Worldsteel ha un output di 47,75 milioni di tonnellate. La numero uno mondiale, ArcelorMittal, ne produce 97,14 milioni.

Sia Baosteel che Wisco stanno soffrendo per le attuali condizioni del mercato siderurgico: la prima ha subito un crollo dei profitti di oltre l’80% nel 2015 (a 714 milioni di yuan), la seconda ha accusato una perdita di 7,5 miliardi di yuan.

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