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Serve una risposta politica immediata e incisiva

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Serve una risposta politica immediata e incisiva

«Le banche centrali hanno dichiarato di essere pronte a intervenire immediatamente per fornire la liquidità necessaria ad affrontare l’emergenza e cercare di stabilizzare i mercati dopo lo shock iniziale. Ora sono le autorità politiche dell'Unione a doversi muovere, ma la loro risposta deve essere altrettanto immediata e incisiva».

Non ha dubbi Daniele Antonucci, capoeconomista di Morgan Stanley per l’area Sud Europa: dopo lo schiaffo subito dalla Gran Bretagna l’Europa deve agire senza indugio e con fermezza per portare a compimento quell’integrazione più volte annunciata che resta tuttavia un traguardo ancora lontano. In palio, a maggior ragione dopo l’esito del referendum britannico, c’è la credibilità e anche il rispetto dei mercati.

La prossima settimana è in programma il Consiglio europeo a Bruxelles, ma già domani i primi ministri di Italia, Francia e Germania si incontreranno. Cosa si aspetta da Merkel, Hollande e Renzi?

Il vertice a tre sortirà sicuramente una dichiarazione con un forte impegno a proseguire sulla strada dell’integrazione: potrà dare una rassicurazione sulla connessione stretta esistente fra i tre leader, poi però sulle specifiche per come procedere occorrerà il summit, che ha una dimensione meno nazionale e più europea appunto.

L’obiettivo che si vuole conseguire è però terribilmente complesso, non si può certo ottenere in una settimana: servono mesi, anche anni.

È vero, ma bisogna dare un segnale forte anche se solo di intenzioni. Come lo scorso anno dopo il referendum greco, quando si dette un’accelerata sull’Unione bancaria. Adesso occorre rilanciare proprio su questo tema e completare l’ultimo passo della garanzia unica sui depositi, ma anche iniziare a ragionare davvero sul meccanismo di Unione fiscale.

Un anno fa in effetti si riuscì a calmare la furia dei mercati, almeno per quanto riguarda i temi legati all’Eurozona. Oggi però la frattura creata dalla Brexit appare più grave, sarà sufficiente una risposta di puri intenti?

La crisi di oggi è diversa rispetto a quella dell’euro, perché abbiamo anche l’impatto immediato dell’incertezza economica legata al fatto che la Gran Bretagna è un partner commerciale importante. I problemi di fondo dell’Europa restano però gli stessi e la credibilità di una dichiarazione di intenti può contribuire a placare inizialmente le tensioni, ma poi serve riempire di contenuti quella dichiarazione.

Fino a qui il cammino verso l’Unione bancaria e quella fiscale è stato pieno di ostacoli. Come sarà possibile superare la pigrizia e quella sorta di egoismo che ha purtroppo caratterizzato i singoli Paesi europei?

Dobbiamo creare un meccanismo che permetta a chi vuole proseguire su questo terreno di integrarsi più rapidamente e agli altri di aderire in futuro, se saranno in grado di farlo e se lo vorranno.

Sta immaginando un’Europa a due velocità?

Direi piuttosto a velocità multiple: già abbiamo esempi in ambiti diversi da quello economico e finanziario, come nel caso di Schengen. È opportuno trovare un punto di incontro fra chi vuol proseguire più rapidamente e chi invece è più cauto. Sul tema dell’Unione fiscale credo che si possa raggiungere un’intesa minima lasciando ai governi nazionali la responsabilità sulla composizione delle singole voci di bilancio, mantenendo però il potere sulla sua dimensione a livello sovranazionale.

Oggi intanto torna al voto la Spagna.

Sulla base degli ultimi sondaggi il risultato è molto incerto e dopo il referendum britannico una forza critica nei confronti dell’Europa come Podemos potrebbe anche superare le previsioni. Difficile però riuscire a formare un governo di minoranza, credo sarà necessaria una grande coalizione. Del resto la frammentazione politica è in effetti al momento uno dei principali ostacoli al processo di integrazione europea.

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