
Un utile netto 2019 pari a circa 730 milioni con un ROTE del 9,4% e un miglioramento a oltre 870 milioni con un ROTE del 10,6% l’anno successivo. Ubi banca vara la Banca Unica per semplificare la struttura della banca e punta a migliorare in redditività nonostante la stima di tassi negativi nel prossimo triennio e l’incertezza di una crescita economica. A livello di remunerazione degli azionisti, l’istituto prevede un pay out superiore al 40% sull’utile di ogni esercizio e un dividendo unitario costantemente in crescita. Per l’anno in corso, intanto, Ubi stima una cedola in linea con lo scorso anno.
A Piazza Affari il titolo Ubi soffre con il comparto nel suo complesso e cede oltre il 5% dopo aver ceduto venerdì scorso il 20,69%. A pochi giorni dalla Brexit «ci abbiamo pensato molto prima di decidere di pubblicare il piano in queste condizioni di mercato. Ma è una cosa che dobbiamo fare nonostante la situazione e siamo pronti per partire» ha commentato Victor Massiah, ceo di Ubi Banca, iniziando la conference call con gli analisti per presentare il piano 2019-2020. Con la banca unica, approvata dal cds, «non rinunciamo al nostro rapporto con il territorio. Siamo contenti del passato ma ora è tempo di passare alla banca unica».
La nascita di Banca Unica
Il consiglio di sorveglianza di Ubi banca ha approvato il piano industriale di gruppo proposto dal consiglio di gestione, che prevede la creazione della banca unica, che consentirà «l'ottimizzazione della struttura operativa, abilitando la liberazione di circa 600 risorse e la chiusura di circa 130 punti vendita». I benefici lordi sui costi operativi a regime sono stimati in circa 80 milioni di euro - cui si aggiungono i benefici fiscali sul trasferimento dei dividendi infragruppo - a fronte di circa 198 milioni di spese progettuali (fondo esuberi e altri costi di progetto) una tantum.
Dal punto di vista operativo, il cds di Ubi e i consigli di amministrazione delle Banche Rete hanno deliberato la fusione per incorporazione di Banca Popolare di Bergamo, Banco di Brescia, Banca Popolare Commercio e Industria, Banca Regionale Europea, Banca Popolare di Ancona, Banca Carime e Banca di Valle Camonica in Ubi banca. Per consentire tale fusione, Ubi Banca procederà al riacquisto delle partecipazioni di minoranza detenute da terzi nelle Banche Rete, e in particolare, entro il 2016, delle partecipazioni di minoranza della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in Banca Regionale Europea e della Fondazione Banca del Monte di Lombardia in Banca Popolare Commercio e Industria. Il riacquisto di tutte le partecipazioni di minoranza, comprese quelle marginali, comporterà l'emissione di un massimo di 75,8 milioni di azioni con una diluizione massima del 7,8%, a fronte di un recupero di redditività più che proporzionale, spiega la banca in una conference call. Il beneficio in termini di CET1 fully loaded è stimato in circa 30 punti base.
Gli obiettivi del piano
«Gli obiettivi del piano si distribuiscono equamente sulle tre componenti di ricavi, costi operativi e crediti, attraverso il passaggio dal modello federale alla Banca Unica confermando la vocazione territoriale» ha spiegato Massiah. L’istituto stima una crescita dei proventi operativi da circa 3,4 miliardi di euro nel 2015 a 3,6 nel 2019 e a 3,8 miliardi nel 2020, in gran parte attribuibile al diverso funding mix. Inoltre è previsto un ulteriore contenimento degli oneri operativi da 2,3 miliardi di euro nel 2015 a circa 1,98 miliardi di euro, stabili nel 2019-2020, nonostante investimenti in arco di piano per circa 540 milioni di euro, per il 72% a sostegno dello sviluppo dei ricavi.
Il piano industriale del gruppo, inoltre, prevede, come ha sottolineato l’amministratore delegato un «forte ricambio generazionale» con l’uscita di circa 2.750 risorse e allo stesso tempo con l’ingresso di circa 1.100 nell’arco di tempo del piano «con forte programma di formazione, aumento della flessibilità, rafforzamento della quota di retribuzione variabile».
Dal punto di vista strategico Ubi Banca intende puntare sulla razionalizzazione del modello distributivo abilitato dal passaggio alla Banca Unica e da un maggior utilizzo della multicanalità, con chiusura di circa 280 punti vendita in arco
di Piano (130 in relazione alla Banca Unica) e rinnovamento di oltre il 40% della rete fisica con forte spinta sulle filiali cashless raggiungimento di un cost/income del 54% al 2019 e del 52% al 2020.
Infine l’istituto va verso una progressiva riduzione del costo del credito grazie all'ulteriore decremento dei nuovi flussi di crediti deteriorati e al decremento degli stock, atteso a partire dal 2016. Il costo del credito passerà da 0,95% nel
2015 a circa 0,54% nel 2019 e 0,50% nel 2020. Al contempo è previsto un incremento delle coperture dei crediti deteriorati, inclusi gli stralci, dal
43,3% del marzo 2016 (pro-forma per includere anche il riassorbimento della shortfall) al 49% nel 2019-2020 (dal 58% ad oltre il 60% per le sofferenze).
Ratio patrimoniali
Il piano industriale di Ubi stima un CET1 “fully loaded” che passerà dall’11,6% di fine 2015 a oltre il 12% nel 2019 e al 12,8% circa a fine 2020, «essenzialmente grazie alla generazione di utili in arco piano». Il Total Capital Ratio è previsto in salita dal 13,9% di fine 2015 al 15,7% nel 2019 e al 16,3% nel 2020.
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