Il panico «Brexit» ha provocato uno sconquasso sui mercati azionari continentali solo parzialmente controbilanciato dal rimbalzo visto oggi. Dal giorno del voto l’indice Ftse Mib di Milano ha perso il 13,16%, il Cac 40 di Parigi l’8,44%, il Dax30 di Francoforte l’8,44% mentre l’Ibex 35 Madrid ha lasciato sul campo il 10,96 per cento.
E Londra? Che è successo nella piazza finanziaria che, a rigor di logica, dovrebbe essere l'epicentro delle turbolenze e della volatilità? L'indice Ftse 100 in realtà ha perso assai meno rispetto agli altri listini dato che il calo dalla chiusura di giovedì scorso è stato di appena il 3,12 per cento. È la prova che il mercato considera la «Brexit» più un problema di chi resta che di chi lascia l'Unione europea come qualche improvvido commentatore da social network si è spinto a ipotizzare in questi giorni? Nulla di tutto questo. Londra anzi ha perso ben più di Francoforte e Parigi anche se a prima vista non sembra.
La variazione percentuale registrata dall'indice Ftse 100 è quella mediamente registrata dai prezzi delle azioni che sono deniminati in valuta locale: la sterlina. Ed è stata per forza di cose inferiore alla media delle altre piazze proprio perché ha dovuto incorporare il tracollo (-10% sul dollaro) della valuta britannica dopo l'esito del referendum.
Le azioni delle società quotate alla Borsa di Londra hanno cioè dovuto fare i conti con una doppia svalutazione i cui effetti emergono con tutta evidenza se si fa un confronto tra i listini ridenominandoli in un’unica divisa di riferimento. L’euro per esempio. Se i prezzi si convertono da sterline in euro la perdita dell’indice della Borsa di Londra si fa ben più pesante: non più un calo del 3,12% ma un rosso del 10,96 per cento. Se la si calcola in dollari poi la perdita è stata ben più pesante dato che il ribasso supera i 13 punti percentuali.
Da inizio anno l’indice Stoxx Europe 600 che indica la performance media dei principali listini europei ha perso il 13,43 per cento. A confronto con questo ribasso il -1,63% del Ftse 100 di Londra appare una performance di lusso. Se calcolato in euro il ribasso di Londra tuttavia è chiaramente in linea con il resto del Continente: -13 per cento.
Per un Paese come la Gran Bretagna il cui deficit delle partite correnti è sui massimi da 50 anni la tenuta della valuta dipende molto dal flusso di capitali in arrivo dall'estero. Ma questo canale si è interrotto da mesi quando l’incertezza sull’esito del referendum sulla Ue ha spinto gli investitori di tutto il mondo a riscattare i fondi azionari Uk. Nella settimana prima del voto si è registrato il secondo maggior deflusso settimanale da oltre un decennio: ben 1,1 miliardi di dollari di riscatti netti. Una fuga di capitali che è ulteriore testimonianza di quando la Borsa di Londra non se la passi bene in questa fase.
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