Tutto pronto per la separazione di Italgas da Snam. Oggi il cda della società guidata da Marco Alverà approverà il nuovo piano strategico 2016-2020, che domani sarà presentato a Londra ad analisti e investitori, e delibererà altresì lo scorporo della controllata dopo lo studio di fattibilità, avviato nei mesi scorsi, che ne ha delineato i contorni. Contestualmente sarà convocato un cda straordinario di Cdp Reti per il disco verde all’operazione, ma è previsto anche un board della capogruppo chiamato a formalizzare la partecipazione al dossier Ilva in cordata con Arvedi e la Delfin di Del Vecchio.
Cdp Reti rappresenta l’azionista principale della spa dei gasdotti poiché detiene, come noto, il 28,98% di Snam, mentre l’1,12% è in capo a Cdp Gas, veicolo interamente posseduto dalla Cassa. Il capitale restante è così suddiviso: Romano Minozzi al 3,03%, Eni con una quota ormai residuale (0,02%) dopo la scadenza del prestito obbligazionario convertibile in azioni Snam, Banca d’Italia allo 0,53%, retail al 7,46%, investitori istituzionali al 58,83%, e, infine, uno 0,03% di azioni proprie in mano alla stessa Snam. Il distacco di Italgas, che è il principale operatore italiano nell’attività di distribuzione di gas naturale nella penisola, avverrà secondo uno scorporo parziale proporzionale, sul modello Fca-Ferrari, con Snam intenzionata a mantenere una partecipazione finanziaria (attorno al 10%). A valle della scissione, quindi, sarà la Cassa a detenere una quota maggioritaria di Italgas attraverso i due veicoli Cdp Reti (cui fa capo anche il 29,85% di Terna) e Cdp Gas. Quest’ultima società fu creata in origine per gestire la partecipazione detenuta dalla spa di Via Goito nel gasdotto Tag (Trans Austria Gasleitung GmbH), poi ceduta nel 2014 proprio a Snam, e al momento conserva al suo interno solo l’1,12% della spa dei gasdotti. Probabile, dunque, che in futuro possa essere oggetto di un percorso di razionalizzazione.
Dopo il via libera dei due cda al progetto di scorporo, il prossimo step sarà l’assemblea straordinaria di Snam che, con ogni probabilità, sarà convocata ai primi di agosto e dovrà approvare in via definitiva la separazione da Italgas, propedeutica alla quotazione della società attiva nella distribuzione che punta a sbarcare in Borsa in autunno, con Banca Imi ed Equita nel ruolo di sponsor della quotazione. Prima, però, la controllata dovrà conseguire l’autonomia finanziaria da Snam. Per questo motivo, il management della spa dei gasdotti (assistito in questa operazione da Goldman Sachs) è al lavoro con un consorzio di una decina di banche - nel quale figurano, tra l’altro, Intesa Sanpaolo, UniCredit e Mediobanca - per mettere a punto un maxi-finanziamento da 3,9 miliardi di euro che consentirà a Italgas di estinguere il debito intragruppo (2 miliardi) e di approvvigionarsi in vista dei piani di sviluppo futuri. L’obiettivo del consorzio che, nei giorni scorsi, ha registrato la discesa in campo anche della Cassa per un ammontare intorno ai 400 milioni di euro (si veda l’articolo del 23 giugno), è quello di chiudere il cerchio agli inizi di luglio in modo da predisporre tutti i tasselli necessari ad assicurare la separazione delle attività di distribuzione da Snam, decisa a concentrarsi sempre più sul suo core business (trasporto, rigassificazione e stoccaggio).
E il piano che il nuovo ad, Marco Alverà, illustrerà domani nel cuore della City e che si muoverà in assoluta continuità con la strategia precedente, servirà appunto a ribadire la rifocalizzazione, nell’ambito della più ampia prospettiva dell’interconnessione delle reti europee, e a rimarcare le direttrici della crescita che Snam è decisa a declinare senza mai perdere di vista l’efficienza operativa e finanziaria, nonché la valorizzazione della Rab (il capitale investito ai fini regolatori).
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