Finanza & Mercati

BTp, arriva l’effetto Brexit. Ma è a favore dei titoli…

  • Abbonati
  • Accedi
l’asta del tesoro

BTp, arriva l’effetto Brexit. Ma è a favore dei titoli italiani.

L’effetto Brexit si fa sentire anche sull’asta del Tesoro, ma soffia a favore dei titoli di Stato italiani, non al contrario. Stamani il ministero delle Finanze ha infatti collocato BTp a 5 e 10 anni per complessivi 5 miliardi di euro oltre a CcTeu per 1,75 miliardi ottenendo richieste rilevanti e vedendo soprattutto i rendimenti dei bond a cedola fissa scendere rispetto al mese precedente. Nel caso dei titoli a 5 anni, lo 0,33% spuntato rappresenta addirittura il minimo storico, mentre l’1,35% dei decennali è inferiore all’1,42% del mese precedente ed è il minimo dall’asta di marzo.

L’esito dell'asta di oggi non può in effetti proprio considerarsi una sorpresa: tolta la sbandata iniziale nel giorno successivo all’annuncio dell’inaspettato successo dei «leave» nel referendum britannico (salutato dagli investitori con una caccia a Bund tedeschi, Treasury Usa e pure Gilt e una vendita dei titoli di Stato dei Paesi periferici d’Europa) le forze in atto ormai da tempo sul mercato del reddito fisso hanno ripreso a operare in pieno. Lo scudo Bce, inteso come riacquisti di bond nell’ambito del public sector purchasing programme (Pspp, anche se viene più popolarmente definito «quantitative easing»), ha dapprima funzionato da calmiere sui rendimenti di Italia, Spagna e soci nel momento di maggior tensione, poi ha addirittura iniziato ad abassarne ulteriormente i rendimenti, portandoli in alcuni casi anche al di sotto dei livelli pre-Brexit.

L’idea che si sono fatti molti operatori, nel caso specifico, è che proprio a causa delle ripercussioni dell’abbandono dell’Unione europea da parte della Gran Bretagna, Mario Draghi e gli altri banchieri dell’Eurotower possano essere costretti a estendere dal punto di vista temporale oltre il marzo 2017 il piano che prevede l’acquisto di asset pubblici al ritmo di circa 80 miliardi al mese, o perfino ad aumentarne la portata. E anche se negli ultimi giorni le dichiarazioni ufficiali dei membri del board Bce (fra cui il vicepresidente Vitor Constancio) dal forum di Sintra in Portogallo sono state improntate all’estrema prudenza c’è chi punta ancora a un ulteriore abbassamento dei tassi. Non si spiegherebbe altrimenti, in effetti, il fatto che ben oltre il 50% dei titoli tedeschi con scadenza fra i due e i 30 anni abbiano rendimenti inferiore al -0,40% del tasso sui depositi e non siano pertanto più acquistabili nell'ambito del Pspp.

Il Tesoro, da parte sua, ha fatto di tutto per rendere il primo appuntamento rilevante post-Brexit più agevole possibile e, grazie alla sua flessibilità (e al fatto che al giro di boa di metà anno la racolta ha già superato metà della provvista attesa per il 2016) ha potuto ridurre i quantitativi richiesti al mercato. Per il decennale, poi, si è trattato probabilmente dell’ultima riapertura prima del lancio del nuovo BTp dicembre 2026 che potrebbe avvenire nell’appuntamento di fine luglio: un elemento che forse ha contribuito a mantenere alta l’attenzione degli investitori.

Nel dettaglio, il Tesoro ha collocato titoli a 5 anni e 10 anni per un ammontare di 2,5 miliardi ciascuno, ottenendo richieste rispettivamente per 1,44 e 1,50 volte il quantitativo proposto. Sul CcTeu (scadenza luglio 2023) la domanda ha invece superato di 1,57 volte gli 1,75 miliardi assegnati, mentre il rendimento lordo composto è risultato pari allo 0,57%, 4 centesimi in più rispetto alla precedente asta.

© Riproduzione riservata