Finanza & Mercati

Il banchiere stakanovista che ama il gioco di squadra

  • Abbonati
  • Accedi
IL PROFILO

Il banchiere stakanovista che ama il gioco di squadra

Il nuovo ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier (Imagoeconomica)
Il nuovo ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier (Imagoeconomica)

Da Piazza Gae Aulenti, dove la banca si era appena trasferita, Jean-Pierre Mustier si era congedato a fine 2014 dopo aver stabilizzato una divisione, il Corporate & investment banking, duramente provata dagli anni di tempesta finanziaria. Ma un piede in UniCredit l’ha conservato: il banchiere siede nell’international advisory board di gruppo, presieduto da Romano Prodi, e - complice una relazione che rimane tuttora ottima con Federico Ghizzoni - su indicazione di UniCredit fa parte del board di Alitalia, presieduto da Luca Cordero di Montezemolo.

In sostanza, nell’anno e mezzo trascorso in Tikenhau capital, fondo di private debt transalpino, non sembra aver perso di vista quel che accadeva attorno al suo ex ufficio. Tanto che la profonda conoscenza del gruppo è diventata uno dei punti di forza della sua candidatura, assieme a una doppia comprovata esperienza nell’investment banking e nel corporate (anche di fascia medio-bassa): considerata la probabile necessità di un aumento e di una gestione più aggressiva del capitolo crediti, a partire da quelli deteriorati, sono due skill che il consiglio cercava sul mercato e che sembra aver trovato nel banchiere francese.

Serio, rigoroso, nei tre anni trascorsi in UniCredit non ha imparato l’italiano ma «è uscito molto diverso da come è entrato», assicura un manager che gli ha lavorato accanto per anni. Come a dire che un po’ di italianità l’ha acquisita.

Classe 1961, sposato con due figli maschi in America a studiare, Mustier - stando a chi lo conosce da vicino - unisce le due qualità tipiche dell’ingegnere votato alla finanza: attenzione ai dettagli e visione d’insieme, che si tratti di gestire un portafoglio diversificato di asset o di un gruppo multinazionale.

Appassionato di rugby e caccia (pare più del calcio), prima di entrare nel 1987 in Société Générale da pioniere dei prodotti derivati, un periodo nell’esercito, si vocifera nei reparti della legione straniera: un’esperienza che dimostrerebbe una propensione alla lealtà totale alla squadra e al rispetto delle regole - uno dei motivi per cui più di un manager in UniCredit vede di buon occhio il suo rientro - e al decisionismo. Un aspetto, quest’ultimo, che potrebbe differenziare non poco la sua impronta dal predecessore, visto che in questi anni Federico Ghizzoni ha mostrato soprattutto le doti del mediatore.

Tornerà al 28esimo piano del grattacielo milanese, poche porte più in là dell’ufficio lasciato a dicembre 2014,e la prima decisione che dovrà prendere riguarda il capitale della banca: probabile che arriverà in fretta, visto il profilo dello stakanovista abituato a lavorare sette giorni su sette per 18 ore al giorno.

Tra gli anni di SocGen, dove ha anche dovuto gestire lo scandalo Kerviel, e quelli di UniCredit gli è mancata un’esperienza diretta nel retail banking. Probabile che si cerchi dentro o fuori dalla banca un manager specializzato a cui affidare la rete, magari addirittura un deputy ceo che consenta anche di superare alcune amarezze residue dopo la nomina di Mustier.

In banca il francese troverà un connazionale, Olivier Khayat (suo vice al Cib e ora a capo delle linee di prodotto Financing & advisory) e altri manager con cui aveva costruito un solido legame di fiducia, come Gianni Papa. Più difficili, secondo le voci di corridoio, i rapporti con la cfo Marina Natale, tra le cause possibili della sua uscita due anni fa. Il mercato si aspetta un ricambio consistente nelle prime linee, e anche qui Mustier dovrà dare prova di decisionismo. Come sulle grandi partite di sistema che vedono coinvolta la banca, soprattutto in Italia, da Rcs a Mediobanca: «Cerchiamo di essere lucidi, prendendo i nostri rischi ma conservando una certa prudenza: in pratica, cerchiamo opportunità valutando i rischi connessi», aveva detto Mustier a Il Sole 24 Ore nel maggio 2013, in una delle sue rare interviste. «Tutto sta nel trovare l’equilibrio giusto», aveva concluso. Ripartirà da qui.

© Riproduzione riservata