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I titoli senesi sono la gallina dalle uova d’oro per chi specula

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L'Analisi|l’analisi

I titoli senesi sono la gallina dalle uova d’oro per chi specula

Per qualcuno le azioni del MontePaschi sono davvero la gallina dalle uova d’oro. Se l’osservazione suona paradossale, o quasi oltraggiosa, a quanti si ritrovano in mano titoli che in un anno hanno perso l’85% (e il 99,7% in 10 anni), non lo è invece per chi le azioni Mps le ha sempre vendute allo scoperto. Chi l’avesse fatto solo8 sedute fa, ossia nel giorno del referendum britannico sulla Brexit, avrebbe guadagnato più del 50%. In realtà questo gioco al ribasso dura da anni, da quando la gloriosa banca senese s’è trovata, un po’ per sfortuna e molto per incapacità dei vecchi amministratori, ad aggiungere nuovi guai a quelli originati nel 2007 dalla folle acquisizione di Antonveneta. Quell’impresa, tra il prezzo pagato e il costo dei debiti, dilapidò 16 miliardi: un valore che renderebbe oggi irrisori i 29 miliardi di sofferenze lorde che pesano sulla banca.

Insomma, quel gioco al ribasso dura da anni. Si alimenta ad ogni minima difficoltà e s’interrompe nelle rare occasioni in cui pare di vedere uno spiraglio di speranza. Basta scorrere le quotazioni degli ultimi 10 anni per capire che il gioco è sempre stato vincente. E, dal volume degli scambi, in ascesa inversamente proporzionale al crollo delle quotazioni, quel trastullo s’è fatto dominante nell’ultimo anno.

Visto che ieri è passato di mano quasi l’8% del capitale, si dirà che per uno che vende ce un altro che compra. Vero. Vendevano coloro che si mettevano al ribasso (ossia allo scoperto) e acquistavano quelli che ricoprivano le posizioni (vendute allo scoperto), paghi dei guadagni delle ultime 6-7 sedute. Insomma pura speculazione, con l’aggiunta di qualche traderche ha puntato al rialzo, forse sperando nell’intervento del fondo Atlante o in altri improbabili compratori delle sofferenze del Monte. Oppure contando nell’estremo intervento della Consob per bandire le operazioni al ribasso, che se arrivasse, sarebbe inutilmente tardivo. Anche in questo caso, pura speculazione.

“Tra i grandi investitori interpellati, nessuno, negli ultimi mesi, si sarebbe fatto tentare dai prezzi in costante calo. E non ricorda colleghi che avessero comprato quei titoli

 

Tra i grandi investitori interpellati, nessuno, negli ultimi mesi, si sarebbe fatto tentare dai prezzi in costante calo. E non ricorda colleghi che avessero comprato quei titoli. Sorge un dubbio: se nessun fondo possiede quote di Mps (a parte quei tre azionisti stabili che oltre al Tesoro detengono il 9,7% del capitale), chi presta i titoli a quanti vendono allo scoperto? I fondi passivi, che in automatico investono in un indice, spiegano gli operatori; e così sarà fino a quando Mps resterà nel paniere del FtMib, dello Stoxx o del Morgan Stanley.

Al di là di qualche voce girata ieri a Piazza Affari sul possibile salvataggio da parte di una grande banca italiana, il probabile intervento del Tesoro italiano nel capitale del Monte è visto come l’unica soluzione. Sarebbe un esito sofferto, non privo di ostacoli, che salverebbe i risparmiatori.Ma non gli azionisti, qualunque sia la loro natura, perché una ricapitalizzazione, pur con bond convertibili, sarebbe talmente diluitiva da azzerare di fatto quel misero valore dei titoli che ancora rimane. Come per la Popolare di Vicenza.

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