Finanza & Mercati

Fattore «tempo» cruciale per la soluzione di mercato

  • Abbonati
  • Accedi
In primo piano

Fattore «tempo» cruciale per la soluzione di mercato

  • – di Isabella, Bufacchi

Bail-in e burden sharing, prestiti subordinati e senior bond, cessione di non-performing loans e ricapitalizzazione (precauzionale e non), fondo Atlante e stress test, intervento dello Stato e ruolo dei privati, soluzioni di mercato e rispetto delle regole: la questione delle banche italiane è tutto questo. E non c’è dunque da meravigliarsi se la trattativa - un negoziato tra Roma e Bruxelles che coinvolge il Governo, il Tesoro, la Banca d'Italia, la Cdp, la Commissione europea, la Dg Concorrenza, la Bce come Meccanismo unico di vigilanza e il Meccanismo unico di risoluzione - sia in continua evoluzione, lasciando per ora “tutte le opzioni sul tavolo”. Il problema principale , che male si sposa con le lungaggini di questi negoziati e con la volatilità dei mercati, è il fattore tempo: Brexit e gli stress test in arrivo il 29 luglio hanno impresso un senso di urgenza e di emergenza a quelli che in realtà, come sottolinea l’analista di Scoperatings Marco Troiano nel suo rapporto ieri sulle banche italiane, erano noti, vecchi e annosi problemi.

Ma la fretta, che in questo caso starebbe nella vendita di NPLs e in aumenti di capitale, penalizza il venditore e chi va sul mercato a raccogliere capitale, perchè aumenta il rischio di svendere e svendersi. Per questo se Bruxelles punta i piedi, li punta anche Roma. Sono allora i mercati, con la loro volatilità e con le loro continue correzioni al ribasso dei prezzi, a spingere ora i due litiganti a mettersi d’accordo esasperando il caso Montepaschi.

Le opzioni sul tavolo partono dalle regole del gioco. La normativa in vigore fino alla fine del 2015 permetteva l’applicazione del cosiddetto burden sharing: in caso di dissesto di una banca era previsto che prima del coinvolgimento di fondi pubblici venisse attuata la riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate (o la conversione in capitale di queste ultime). Dal primo gennaio di quest’anno è entrato in vigore il cosiddetto bail-in, che prima del coinvolgimento del Fondo di Risoluzione (o più in generale dei fondi pubblici) prevede la riduzione del valore nominale non solo di azioni e obbligazioni subordinate, ma anche dei titoli di debito più senior, le obbligazioni ordinarie e i depositi di importo superiore a 100.000 euro. Un’altra regola scritta consente la ricapitalizzazione precauzionale collegata alle carenze di capitale che emergono dagli stress test.

Il Montepaschi può dunque divenire un caso di scuola. Il mercato ipotizza che la banca risulti sottocapitalizzata nello stress test del 29 luglio, e che debba vendere (svendere) NPLs a prezzi inferiori a quelli messi in bilancio post svalutazione. Nell’impossibilità di chiudere l’aumento di capitale sul mercato, lo Stato subentrerebbe garantendo la parte inoptata, idealmente senza far scattare il bail-in sui senior bond (molti nelle mani di risparmiatori) e il burden sharing sui prestiti subordinati. Bruxelles sembra disponibile a un’apertura sui senior bond ma sui prestiti subordinati resta rigida: Roma invece vorrebbe tenere fuori dalla mischia i prestiti subordinati collocati agli istituzionali e al retail (tra i quali ce n’è uno in particolare molto spinoso da 2 miliardi di euro scadenza 2018 collocato alla clientela retail con taglio minimo di 1.000 nel 2008 per rafforzare il capitale in vista dell’acquisizione di Antonveneta. Rendimento Euribor maggiorato di 250 punti base). Nel rispetto delle regole del gioco per i mercati, i subordinati, che sono strumenti ad alto rischio, vanno colpiti quando le cose si mettono male e inclusi il burden sharing va applicato con tanto di perdite: altra cosa sono le truffe al risparmiatore inconsapevole, che prendono il percorso delle vie legali e dei risarcimenti, oppure operazioni di buy-back che tolgono le castagne dal fuoco in maniera elegante con riacquisto alla pari prima della scadenza dei bond subordinati collocati retail, previa autorizzazione della Banca d’Italia.

Anche sulla vendita dei non-performing loans con l’aggravante del fattore tempo - Mps e altre banche potrebbero decidere di disfarsene il prima possibile per liberare spazio per nuovi prestiti all’economia - Bruxelles e le regole vietano l’intervento pubblico (equivalente alla vendita dei NPLs a prezzi più alti di quelli di mercato) perchè sarebbe aiuto di Stato (un favore agli azionisti). L’ostacolo potrebbe essere aggirato, consigliano fonti di mercato: nella ricapitalizzazione precauzionale del MPS con privati e Stato (che potrebbe arrivare a 5 miliardi, 3 per coprire il buco che emergerebbe con la vendita dei NPLs e 2 per riacquistare il subordinato retail) lo Stato compra il portafoglio dei non-performing loans e poi si prende tutto il tempo per recuperare i crediti, forse non proprio guadagnandoci come la Tarp ma secondo Traiano portando a casa non poco, quel differenziale ora preteso dai fondi avvoltoio.

© Riproduzione riservata