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Banco, esposto Consob contro Morgan Stanley

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Banco, esposto Consob contro Morgan Stanley

  • –Laura Galvagni

Un report con “errori grossolani” che al Banco Popolare è costato due sedute di Borsa in forte rosso. È con questa tesi che l’istituto guidato da Pier Francesco Saviotti presenterà nelle prossime ore un esposto in Consob di fatto contro Morgan Stanley. Mercoledì 6 luglio il titolo della banca, in un mercato comunque turbolento per il settore, ha perso il 6,15% del proprio valore. Ieri, mentre gli altri istituti viaggiavano poco sopra la parità o al limite poco sotto, ha ceduto un altro 2,5% arrivando a 1,83 euro. Tutta colpa, sono convinti a Verona, dell’analisi firmata Morgan Stanley, che sulla carta avrebbe in sostanza dovuto “anticipare” l’esito dello stress test europeo condotto dall’Eba ma che potrebbe rivelarsi invece un vero e proprio boomerang. In quel report si stima per l’istituto guidato da Saviotti, nel peggior scenario possibile, un Cet1 prossimo allo zero. Valutazione che viene completamente rispedita al mittente dalla banca. «Quel Cet1 è totalmente sbagliato - ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il chief risk officer Carlo Palego - e lo vedremo il prossimo 29 luglio». Per questo il Banco ha deciso di affidarsi nelle mani dell’avvocato Pavesi dello studio Gatti Pavesi Bianchi che con i suoi collaboratori sta preparando un esposto in Consob.

I legali avrebbero già diverso materiale su cui lavorare. Sarebbe emerso, infatti, un primo errore all’apparenza grossolano: una sottrazione sbagliata. La procedura che porta alla determinazione di quel Cet1 è il frutto, semplificando all’osso la spiegazione, del confronto tra i proventi operativi della banca (ricostruiti sulla base del dato 2014 al quale è stato poi applicato uno scenario avverso) e tre voci di “costo” di varia natura. Quei proventi sono stati determinati in 2,117 miliardi mentre i “costi” complessivi, ossia la somma delle tre voci, è stata calcolata in 7,621 miliardi. Se si sottrae alla seconda cifra la prima si ottiene un valore di 5,5 miliardi. Peccato che Morgan Stanley consegua un risultato di 6,294 miliardi che diventa quindi il drawdown utile al calcolo del Cet1. Come è possibile? La spiegazione più plausibile è che all’ammontare dei costi del Banco siano stati sottratti i proventi della Bpm (inferiori a quelli di Verona) che guarda caso, nella tabella che illustra i passaggi, stanno nella riga immediatamente sotto a quella riservata alla popolare veneta. Sempre in quella stessa tabella, altro dato a dire poco curioso, i proventi di UniCredit Italia sono praticamente identici, alla virgola, a quelli di Ubi (4,856 miliardi).

Non basta. Il Banco Popolare contesta anche la metodologia con quale sono state ottenute queste cifre poiché non si tiene conto di due elementi: innanzitutto i benefici fiscali legati alle perdite incamerate e poi Morgan Stanley computa uno shortfall (ammanco patrimoniale) significativo quando invece questo è pari a zero.

Per tutte queste ragioni l’istituto ha deciso di presentare un esposto in Consob e ieri, nel tentativo di arginare le vendite ha emesso un comunicato piuttosto netto. Il Banco Popolare, ha precisato in una nota, è in grado di sopportare l’onda d’urto derivante dagli stress test dell’Eba. E questo lo può affermare perché dopo aver simulato internamente l’esercizio applicando le linee guida, le indicazioni e i criteri fissati dall’Autorithy, ha avuto evidenza della «propria resilienza a fronte dello scenario avverso». Ciò, «contrariamente al fuorviante report di Morgan Stanley». Ed è su questa base che il Banco è ora pronto a discutere i risultati finali con l’Autorità Competente durante la fase di Srep. Ed evidentemente a difendersi nelle sedi opportune.

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