
Apertura al rialzo ieri al London Metal Exchange, grazie anche al dato sull’inflazione cinese che ha risvegliato l’aspettativa di stimoli da parte di Pechino. Oltre al nickel, risalito sopra 10mila $/tonnellata dopo la chiusura di miniere nelle Filippine (si veda il Sole 24 Ore del 9 luglio), spicca la ripresa dello zinco, tornato vicino ai massimi da 13 mesi: ieri le quotazioni si sono spinte fino a 2.164 $ (base tre mesi).
Pur con prezzi in flessione, lo zinco era rimasto anche nei giorni scorsi tra i metalli più sostenuti, cedendo solo marginalmente rispetto al metallo guida rame. Il rialzo dei prezzi dello zinco, di oltre il 30% da inizio anno, supera quello di qualsiasi altro non ferroso nel 2016, principalmente sulla base di un’incombente fase di scarsità prevista da alcuni analisti, su tutti quelli di Goldman Sachs.
Le quotazioni base 3 mesi su LME (Fonte: Thomson Reuters)
Qualche dubbio comincia tuttavia ad essere avanzato. David Wilson di Citigroup sostiene ad esempio che, anche con deficit di produzione quest’anno e il prossimo, ci sarebbe in giro molto zinco, non solo nei magazzini Lme, ma anche in altri luoghi da cui non si sa se possa essere rispedito. Di qui l’alta volatilità dei prezzi, che si sono fatti più imprevedibili.
In generale, di nessun metallo si conosce con esattezza l’entità delle scorte depositate fuori dai magazzini ufficiali delle borse e ciò rende difficile valutare l’offerta. L’osservazione riguarda anche lo zinco, le cui giacenze Lme sono già cospicue: 439mila tonnellate, ossia il doppio di quelle di rame, il cui consumo è quasi due volte quello dello zinco.
Condivide le perplessità Graham Deller, analista del Cru, secondo cui tutti stanno cercando di indovinare l’entità delle giacenze non dichiarate, che non risultano visibili se non quando appaiono sul mercato. Wilson di Citigroup stima che la disponibilità totale di zinco raffinato possa essere di 3,5 milioni di tonn, pari a 14 settimane di consumo, considerato anche che dalla recessione del 2008-09 il mercato è rimasto in eccedenza per 7 anni.
Ora sembra profilarsi un deficit di offerta, a meno che non si verifichi un improbabile aumento della produzione unito a un calo della domanda. Anche in questa remota ipotesi passerebbe tuttavia del tempo prima che la materia prima finisca alle raffinerie, perché il minerale deve essere prima macinato e concentrato.
Su queste basi Macquarie stima che la produzione di zinco raffinato quest’anno dovrebbe contrarsi di 475mila tonn, avviando un periodo di deficit di 5 anni. La mancanza si dovrebbe però iniziare a sentire solo nei prossimi mesi. poiché al momento la disponibilità è ampia, come indicato anche dal fatto che i premi per ottenere zinco sono calmi.
Anche Ed Meir di INTL FCStone pensa che il mercato dello zinco raffinato non stia ancora sentendo la pressione di una ridotta offerta mineraria e che i rialzi di prezzo siano per ora dovuti più che altro a considerazioni tecniche.
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