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Dollaro su, giù le valute emergenti Investitori a caccia di beni…

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Dollaro su, giù le valute emergenti Investitori a caccia di beni rifugio

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Le prime notizie sul tentativo di golpe in Turchia sono arrivate quando molti mercati erano chiusi. Negli Stati Uniti la «breaking news», al di là delle contrattazioni sui listini post chiusura (il cosiddetto «after hour»), ha impattato solamente gli ultimi momenti degli scambi.

Il limitato arco di tempo, tuttavia, è stato sufficiente a svelare la reazione degli investitori. La sterlina turca, rispetto al dollaro, è immediatamente crollata, arrivando a perdere fino al 5,3%. Una dinamica che non stupisce più di tanto. Gli operatori, di fronte all’ipotesi del golpe, hanno venduto la divisa locale.

Al di là di questa dinamica, però, è più interessante guardare alle reazioni rispetto ad altri cambi valutari. Così, ad esempio, l’euro verso il dollaro si è, pochissimo tempo, deprezzato. La divisa unica è passata da circa 1,107o alla chiusura di 1,1035. Vale a dire: gli investitori hanno subito messo in atto la classica reazione da «risk off». Cioè: fuori dal rischio.

Il perchè è semplice da capire: la Turchia, seppure non facente parte dell’Ue (né dell’Unione monetaria), è un Paese le cui sorti si riflettono immediatamente sul Vecchio continente. Non solo per la sua posizione strategica rispetto al Medio Oriente. Ma anche, e soprattutto, perché Ankara costituisce uno snodo importante (e ambiguo), da una parte, rispetto alla lotta al terrorismo; e, dall’altra, nei confronti del tema delle migrazioni che coinvolgono l’Europa.

Un eventuale salto nel buio, come poteva essere il golpe, avrebbe aggiunto confusione a confusione. Con il che gli operatori hanno deciso di vendere euro e acquistare dollari. Peraltro, l’avversione al rischio è stata rappresentata dal rialzo di un’altra moneta rifugio: lo yen.

La divisa giapponese, sempre subito dopo la notizia dell’avvio del tentativo di «putsch», è balzata rispetto al dollaro. Un chiaro segnale di come i mercati abbiano voluto cercare riparo da eventuali problemi. Analogamente a quegli altri investitori che hanno «abbandonato» il peso messicano oppure il rublo russo.

Certo: adesso sappiamo che il colpo di Stato non è andato a buon fine. Quindi può essere che i movimenti realizzati nella nottata di venerdì scorso «rientrino» già domani. Ciò detto, però, il messaggio lanciato è chiaro: l’instabilità non piace ai mercati.

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