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E adesso che cosa succederà al Bond italiano in lira turca?

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RISPARMIO & tURCHIA

E adesso che cosa succederà al Bond italiano in lira turca?

(Twitter)
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Gli Dei amano prendersi gioco degli uomini, pensavano gli antichi filosofi greci. E, aggiungono i commentatori moderni, soprattutto gli Dei della finanza. Che amano accanirsi, con una certa sadica pervicacia, sui risparmiatori.

Da ottimo affare, la Turchia si è trasformata in un incubo per tanti piccoli investitori italiani. In soli 10 giorni. Nel giro di 48 ore il Paese è passato dal golpe al rischio di una Guerra Civile al ritorno a una normale «Non è successo niente» con il premier Erdogan tranquillo e saldo al potere. Il conto di un fine settimana kafkiano, però, i mercati lo presenteranno alla già traballante lira turca, che domattina rischia di cadere, se non addirittura di crollare. Un altro evento imprevedibile, dopo la Brexit, in un anno, il 2016, che sta confermando la fallacia degli uomini nel cercare di predire (inutilmente) il futuro.

C’è da scommettere che molti investitori turchi stanotte avranno gli incubi, in attesa che la Borsa di Istanbul domattina riapra. Ma non dormiranno bene nemmeno i risparmatori italiani. Chiedere a Banca Imi, dove staranno maledicendo l’atavica litigiosità del popolo turco. L’istituto ha appena venduto una propria obbligazione bancaria. In Lira Turca. Immaginare un tempismo peggiore sarebbe veramente difficile. E non tanto per la banca, che l’ha lanciato il 7 luglio, ma per i risparmiatori che ai primi di luglio sono corsi a comprarlo e ora si trovano in mano un titolo il cui rendimento promesso rischia di diventare un miraggio. Tutta colpa degli Dei.

Va detto che quel bond (codice Isin XS1435073785) era davvero molto invitante. Innanzituto, appena due anni di durata. Finestra temporale piccolissima, non si deve tenere in portafoglio un titolo (peraltro molto meno volatile delle azioni) per molto tempo: duration bassa, rischio basso. Il rendimento, poi, è da leccarsi i baffi: 9,15% fisso annuale (18,3% in due anni).

Coi tempi che corrono, coi Bot e Btp a tasso zero (ossia perdi soldi a comprarli perché i rendimenti sono negativi), un tasso così è stellare e irrestibile. Come se non bastasse il bond è trattato sulla Borsa Italiana, e non strani listini off-shore non liquidabili e non trasparenti; e chi lo vende è pure un soggetto super affidabile, italiano: Banca Imi, divisione di Intesa SanPaolo, la più grande banca del paese (e al momento anche la più solida e sicura). La pezzatura, infine, è pure di taglio piccolo: 1350 euro il lotto minimo. Insomma, un boccone alla portata di tutti i risparmiatori.

C’è un solo punto oscuro: il bond non è in euro, ma in valuta straniera. Indovinate quale? Sì, proprio la famigerata Lira Turca. Vuol dire che il giorno del rimborso, chi ha in mano il bond non riceverà i suoi soldi indietro in Euro, ma in Lire Turche.Venerdì sera il bond quotava a 99, immobile dal prezzo di emissione.

Ci sarebbe anche un altro punto debole, ossia che quel bond è di tipo «unsecured», ossia è un debito non garantito (ma vista la breve durata e l’affidabilità dell’emittente non è un vero e proprio problema).

Il vero nodo, con la nuova crisi politica scoppiata in Turchia, è che quel 9,15% di rendimento potrebbe andare in fumo da qui a due anni. Nell'ultimo anno, la valuta di Ankara ha perso il 13% contro l’Euro toccando un picco del 19% a gennaio 2016 quando la lira turca è scivolata fino a quota 3,43 verso la divisa europea. La moenta più volatile tra i Paesi Emergenti.

Dovesse la Lira Turca scendere ancora, tra due anni il rendimento galattico potrebbe azzerarsi. Se l’Euro si apprezzerà del 18% su Ankara, il guadagno evaporerebbe del tutto; e se l’Euro salirà ancora di più il guadagno teorico si trasformerà addirittura in una perdita.

E dire che gli analisti, a inizio anno, prevedevano che ormai il peggio era passato per la Turchia. Ma se c’è una cosa di cui le divinità di Wall Street amano farsi beffe sono proprio le previsioni dei supposti esperti. Gli economisti, gente di numeri e calcoli, non crede negli Dei. Sbagliando. Perché la Borsa si trova sempre fare i conti coi Cigni Neri, che in fondo non sono altro che gli Dei sotto altro nome.

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