Il fallito colpo di Stato in Turchia e la conseguente pesante repressione ordinata dal presidente Erdogan hanno assestato l’ennesimo colpo al precario equilibrio geopolitico mediorientale. I mercati europei hanno tuttavia reagito con un’alzata di spalle ai drammatici eventi del weekend. Le piazze azionarie del Vecchio Continente hanno mostrato di assorbire bene il colpo e, dopo una mattinata in rosso, hanno girato in positivo sulla scia di Wall Street.
Discorso diverso per tutte le asset class locali: la Borsa di Istanbul, i titoli di Stato turchi e la lira. La valuta locale, che nella tarda serata di venerdì era crollata nel cambio con il dollaro di circa il 4,6%, oggi ha rifiatato recuperando terreno ma resta ancora sotto di quasi il 3% rispetto ai livelli pre-golpe ed è sui minimi da fine giugno.
Per arginare il crollo della valuta domenica la Banca centrale turca ha deciso che avrebbe garantito liquidità illimitata al settore bancario e che avrebbe rimosso i limiti all’utilizzo dei depositi in valuta estera che la banche normalmente utilizzano come collaterale (cioè garanzia) per ottenere liquidità.
Il mercato valutario era l’unico che poteva registrare una reazione agli eventi di venerdì scorso. Discorso diverso vale per le azioni e i titoli di Stato le cui contrattazioni erano chiuse quando sono arrivate le notizie del golpe, poi fallito, dell’esercito. In questo caso quindi si è visto tutto l’impatto degli eventi: la piazza di Istanbul ha perso il 7% azzerando in un sol giorno il rialzo messo a segno da fine giugno dalla Borsa di Istanbul in scia alle altre piazze emergenti mentre i rendimenti dei titoli di Stato (il cui andamento è inversamente proporzionale ai prezzi) hanno registrato una violenta impennata passando dall’8,9% di venerdì fino al 9,50% sulla scadenza decennale.
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