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Banche francesi e inglesi le più esposte sul Bosforo

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lo scenario

Banche francesi e inglesi le più esposte sul Bosforo

Le banche estere hanno investito molto in Turchia negli ultimi anni, confidando nel dinamismo della 16esima economia del mondo e sesta in Europa. Accanto ai grandi conglomerati come quelli gestiti dalla famiglia Koç che vale da sola il 9% del Pil della Turchia, c’è una galassia formata da piccoli imprenditori usciti dalla classe media delle città di provincia anatoliche, gente dall’irreprensibile morale musulmana, che alcuni osservatori hanno battezzato “calvinisti islamici”, e altri, impressionati dal loro dinamismo, “tigri anatoliche” che sostengono in massa Erdogan e il suo partito filo-islamico, Akp.

Complessivamente le banche straniere secondo i dati resi noti dalla Banca dei regolamenti internazionali (Bri) sono esposte per 120 miliardi di dollari verso il Paese: in questa speciale classifica il prima fila ci sono le banche francesi e britanniche, rispettivamente con 40 e 23,9 miliardi di dollari, mentre le banche come l’italiana UniCredit, la spagnola Bbva e la britannica Hsbc sono tra quelle con la maggior presenza e radicamento nel Paese.

L’esposizione degli istituti francesi, pari a 40,4 miliardi di dollari, risulta più del doppio rispetto a quello della Gran Bretagna (23,9 miliardi) seguiti a ruota dagli Stati Uniti (18,9 miliardi), mentre gli istituti di credito della Germania (15,4), del Giappone (11,8), dell’Italia (8,9), della Svizzera (6,4) e del Canada (1,8) seguono distanziate dal gruppo di testa.

Una volta visto come un mercato attraente con una forte crescita e una popolazione giovane, l’economia della Turchia sta perdendo smalto in cerca di meglio posizionarsi su fasce di mercato di maggior sofisticazione di prodotto.

Le banche internazionali sono presenti in massa in Turchia, un mercato molto sofisticato e dinamico. Lunga la lista degli istituti presenti: la britannica Hsbc, la francese Bnp Paribas, l’americana Citibank, la spagnola Bbva, l’italiana UniCredit, la libanese Audibank, le qatariote Commercial Bank of Qatar e National Bank of Qatar, la kazaka Kazcommerzbank, la russa Sberbank, la cinese Icbc e ,infine, l’olandese Ing.

Alcune banche europee avevano tentato di vendere ed uscire dal mercato turco: la britannica Hsbc nel mese di febbraio ha però abbandonato l’intenzione di vendere la sua filiale turca dopo aver ricevuto offerte considerate poco remunerative. Reuters aveva riferito a giugno, citando quattro fonti bancarie, che Sberbank, la più grande banca russa, stava pensando di vendere la sua unità turca, Denizbank. Successivamente Sberbank ha negato che ci fossero tali piani di cessione in vista.

La Qatar National Bank, la più grande banca della regione del Golfo arabo, invece, il 22 dicembre 2015 ha raggiunto un accordo con la Banca Nazionale di Grecia, la prima del paese mediterraneo, per l’acquisizione del 99,81 per cento della quota detenuta da quest'ultima nella sua filiale turca Finansbank AS per 2,7 miliardi di euro. La Banca nazionale di Grecia (Nbg) aveva deciso di cedere la sua redditizia filiale turca a malincuore dopo che gli stress test di ottobre condotti dalla Bce avevano evidenziato un deficit di capitale.

Yapi Kredi, una joint venture tra UniCredit e la holding della famiglia Koç, macina utili e dividendi ogni anno ed è considerata la quarta banca del Paese. Yapi Kredi, ieri ha cancellato, come in precedenza fatto da un altra banca lunedì, un emissione obbligazionaria da 550 milioni di dollari dopo che il fallito colpo di stato ha innervosito gli investitori. «Penso sia comprensibile che gli investitori vogliano riconsiderare le condizioni date le circostanze sorte successivamente», ha detto Cagdas Dogan, uno dei migliori analisti bancari di BGC Partners con sede a Levent, il quartiere degli affari di Istanbul.

L’agenzia Moody’s ieri ha messo sotto osservazione il rating di 17 banche turche. La decisione riflette la possibile mossa di tagliare il rating sovrano del Paese e i rischi politici legati al tentativo di colpo di stato.

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