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Atlante, 500 milioni dalle Casse previdenziali Nodi tecnici da…

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IL PERCORSO

Atlante, 500 milioni dalle Casse previdenziali Nodi tecnici da sciogliere, decisione lunedì

Atlante, 500 milioni dalle Casse previdenziali
Atlante, 500 milioni dalle Casse previdenziali

Dovrebbe arrivare lunedì la decisione delle Casse previdenziali sull'adesione alla nuova raccolta di capitali che il fondo Atlante sta mettendo in piedi per l'acquisto dei crediti deteriorati del Monte dei Paschi.
L’assemblea dell’associazione è un passaggio importante, anche se naturalmente dovranno poi essere i consigli di amministrazione delle singole Casse a decidere operativamente l’investimento; nell’ottica del governo, però, l’indicazione dell’assemblea rappresenterebbe un passo in avanti nella strategia di costruzione di quella «soluzione di mercato» che rappresenta la premessa per attivare anche l’eventuale ombrello pubblico sulla ricapitalizzazione precauzionale. Sul punto il confronto con Bruxelles continua ad apparire non semplice, per cui ogni tassello di questo complicato mosaico ha un valore rilevante.Dopo un incontro riservato avvenuto giovedì con il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il sottosegretario a Palazzo Chigi Claudio De Vincenti, infatti, l’Adepp (l’associazione che riunisce le Casse di previdenza) riunirà la propria assemblea dopodomani: in gioco c’è la possibilità di investire nella partita intorno ai 500 milioni, una fiche importante anche se un po’ più leggera rispetto alle ipotesi iniziali avanzate dal governo.

Sulla declinazione pratica dell’intervento delle Casse previdenziali nella rete di sostegno al Monte, però, pesano ancora importanti nodi tecnici da affrontare. Gli «enti nazionali di previdenza e assistenza», cioè appunto le Casse, rappresentano un capitolo specifico dell’elenco Istat sulle «unità istituzionali appartenenti al settore delle amministrazioni pubbliche», e quindi rientrano nei confini del settore pubblico il cui bilancio consolidato è quello “vigilato” da Bruxelles.
Se le Casse fanno parte della Pubblica amministrazione, come peraltro confermato dalle misure a loro carico imposte dalle ultime spending review, si può inciampare nell’obiezione che l’intervento si configuri come aiuto di Stato. Da chiarire resta poi la compatibilità di un investimento di questo tipo con i profili di rischio nella gestione dei soldi versati dalle varie categorie per garantirsi un futuro previdenziale. Sul punto un decreto interministeriale di Economia e Lavoro avrebbe dovuto fissare i parametri e i limiti di investimento nelle diverse asset class: a prevederlo è la prima manovra estiva del 2011 (articolo 14 del decreto legge 98 di quell’anno), ma il provvedimento, che pure è stato preparato e sottoposto due anni fa alla consultazione di Assogestioni e della stessa Adepp, non è mai arrivato al traguardo della «Gazzetta Ufficiale»: la bozza è ancora disponibile sul sito del ministero dell’Economia, e per esempio permetterebbe alle Casse di investire al massimo il 30% delle proprie disponibilità negli strumenti non negoziati e nei fondi di investimento alternativi (Fia), evitando di concentrare più del 5% dei fondi in strumenti finanziari emessi da uno stesso soggetto.

Il decreto non è in vigore, ma ovviamente il profilo di rischio degli investimenti resta un tema importante per chi gestisce i soldi delle pensioni future, com’è stato ribadito anche negli ultimi giorni nel corso delle audizioni che la Commissione parlamentare di controllo ha tenuto con l’Enpam e con la Cassa dei dottori commercialisti e degli esperti contabili.
La definizione della cornice sull’adesione delle Casse alla nuova operazione Atlante, comunque, rimane un passaggio chiave per mettere in campo quella «soluzione di mercato», insieme ad assicurazioni come Generali, Poste Vita, a Unipol e ad altri investitori, in più occasioni rilanciata dal governo come via preferenziale per portare Mps fuori pericolo. Anche secondo le regole del bail in, del resto, gli interventi di mercato sono la premessa necessaria per l’eventuale intervento pubblico straordinario sulla ricapitalizzazione precauzionale; sulla sua praticabilità sospendendo il burden sharing a carico degli investitori subordinati la discussione con Bruxelles continua, e ogni passaggio messo a segno prima degli stress test del 29 luglio può avere un valore “strategico” importante.

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