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Atlante 2 e l’«operazione di sistema» delle Casse (ma…

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L'Analisi|lo scenario

Atlante 2 e l’«operazione di sistema» delle Casse (ma c’è chi si chiama fuori)

«Ma si possono salvare le banche con le pensioni dei lavoratori?». Lo sfogo non è stato registrato sulla rete o nei dibattiti televisivi, bensì tra i consiglieri più scettici delle Casse dei professionisti italiani, che nel pomeriggio di lunedì hanno deciso di investire nel fondo Atlante 2, messo a punto dal Ministero dell’Economia per intervenire investendo nei Non performing loan (Npl) per supportare il sistema del credito italiano. Diciamo subito che questo sfogo è fuori luogo: le Casse dei professionisti - medici, ingegneri, avvocati, architetti, giornalisti, infermieri, notati - sono soggetti che investono a fini previdenziali, con obiettivi cioè di lungo termine, e che a differenza dell’Inps che non ha un patrimonio da investire e da allocare, hanno il compito (direi quasi il dovere) di mettere a frutto nel modo migliore i contributi che periodicamente i lavoratori affidano loro.

Investire in crediti deteriorati e delle sofferenze rientra a buon diritto in questa possibilità. Chiariamo un altro punto: l’assemblea dell’Adepp, l’associazione che rappresenta le Casse, ha deciso di “sostenere l’iniziativa Atlante2”, toccherà poi ai Cda dei singoli enti previdenziali decidere l’investimento, per complessivi 500 milioni di euro. Un eufemismo: già il fatto che sia trapelata la cifra è indice del fatto che - almeno alcuni - i conti sono già fatti: ciascuna cassa aderirà per una quota proporzionale al proprio patrimonio e al numero dei propri iscritti per all’incirca mezzo miliardo.

Ma questa operazione non è condivisa da tutto il sistema. A chiamarsi fuori tre Casse: quella dei Commercialisti, in regime di prorogatio dei vertici ormai scaduti, di Inarcassa (Ingegneri e architetti) e dei Veterinari, che hanno deciso di non aderire alla chiamata alle armi finanziarie di questa «operazione di sistema».

Ma cosa si intende davvero con questa locuzione? Si può opportunamente tradurre con un sostegno reciproco a un progetto condiviso: supportare il turnaround di alcune parti del sistema bancario italiano è senza dubbio utile a migliorare il clima economico nazionale nel quale, come ricordato nel comunicato di Adepp, i professionisti operano. Certo, questo supporto reciproco ha in sè una leva che in effetti è l’architrave dell’operazione stessa: in cambio del sostegno all’iniziativa Atlante2 le Casse otterranno dall’esecutivo la trasformazione della loro natura da pubblica a privata. Ne conseguirebbe, tra l’altro, la non applicazione dei bandi di gara europei per l’affidamento dei mandati, la spending review analogamente alla Pa, compresa la determinazione in piena autonomia delle remunerazione dei vertici delle Casse e forse anche la modifica della tassazione sugli investimenti, che per gli enti previdenziali è analoga a quella dei soggetti finanziari.

Una trasformazione indispensabile, perché altrimenti l’aiuto di un soggetto formalmente pubblico prefigurerebbe l’aiuto di Stato che Bruxelles boccerebbe. Anche per questo Renzi e Padoan insistono nel costruire l’operazione Atlante2 e a definire il sostegno a Monte dei Paschi di Siena come operazioni di mercato. Anche se, com’è evidente, ha dietro di sè un’operazione di sistema, come visto.

Ma sarà un’operazione anche remunerativa per le Casse? Qui le perplessità sono più d’una e non solo visti i frequenti insuccessi finanziari degli enti previdenziali in passato (per non parlare di patologie che hanno visto numerose Casse protagoniste di processi per reati come truffa e corruzione). Pochi altri, se non quasi costretti, hanno deciso di aderire a queste operazioni, sempre con fini “sistemici”: alcune grandi banche, alcune grandi assicurazioni, Cassa Depositi e Prestiti. Che aderiscono in Atlante2 per un’analoga «operazione di sistema». Consapevoli di ciò le Casse hanno chiesto garanzie: nel comunicato di Adepp si subordina la partecipazione all’iniziativa Atlante2 non solo all’autonomia decisionale dei Cda e al rispetto delle loro asset allocation e procedure di investimento, ma anche alle «proposte tecniche per le necessarie valutazioni sui rischi e sul rendimento nonché le formali direttive da parte dei ministeri vigilanti in materia di investimenti». La palla passa quindo al ministero di via XX settembre per la fornitura dei dettagli tecnici. Ma i ben informati riferiscono che il lavoro su questo fronte va avanti da tempo.

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