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«Modello Ford» per la famiglia Agnelli

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la svolta di exor

«Modello Ford» per la famiglia Agnelli

Sono passati poco più di quattro anni da quando Fiat Industrial, che da qualche tempo era stata scoporata da Fiat spa, annunciò la decisione di fondersi con la controllata americana Cnh (Case New Holland) e di spostare la sede in Olanda. Quattro anni intensi per tutte le aziende controllate dalla famiglia Agnelli, quattro anni che hanno visto lo spostamento in Olanda (e la quotazione a Wall Street) anche di Fca nell’autunno del 2014 e di Ferrari un anno dopo. Se si aggiunge l’acquisto della società riassicuratrice americana Partner Re, andato in porto all’inizio di quest’anno, il “gruppo Agnelli” del 2016 si basa su quattro pilastri principali (Partner Re, Fca, Ferrrai e CnhI) oltre a importanti attività editoriali (dall’Economist alla quota nell’Espresso) e altre partecipazioni (come la Juventus, asset affettivamente pregiato ma di minor valore economico).

Con l’operazione annunciata ieri il riassetto del gruppo fa un altro passo importante. Ad emigrare sono infatti le due holding al vertice della piramide - Exor e l’accomandita Giovanni Agnelli & C - che diventeranno rispettivamente una spa olandese e una BV (Besloten Vennotschap), ovvero una società a responsabilità limitata. Il processo dovrebbe avere termine, se tutto andrà come nelle previsioni, entro quest’anno. Resteranno italiane la Dicembre dei fratelli Elkann e le altre finanziarie che raggruppano le partecipazioni dei vari rami familiari.

Le differenze tra l’operazione varata ieri e le precedenti sono almeno due. La prima è che il domicilio fiscale di Exor NV sarà in Olanda e non in Gran Bretagna come quelli di Cnh Indusrial NV e Fiat Chrysler NV; una differenza che - almeno secondo quanto affermano da Torino - non sarebbe legata alle incertezze della Brexit. La seconda è relativa al meccanismo dei diritti di voto multipli consentito dalla legge olandese, che è stato messo in atto in questo caso con modalità diverse da quelle di Fca e Ferrari: non verranno assegnati diritti di voto multipli ai soci attuali, mentre sono previste due tappe - cinque e dieci anni dopo l’operazione - che vedranno i diritti dei soci stabili moltiplicarsi rispettivamente per 5 e per 10.

La situazione finale della holding olandese, trascorsi i dieci anni necessari alla moltiplicazione dei diritti di voto, potrebbe avvicinarsi a quella della Ford, dove la famiglia omonima controlla il 40% dei diritti di voto con una quota inferiore al 3% del capitale. Nel caso dei Ford (famiglia dai legami storicamente solidi con gli Agnelli) la struttura a due classi di azioni risale a 60 anni fa, quando l’azienda fu quotata in Borsa per la prima volta. La struttura della galassia Agnelli ha invece avuto un metabolismo incessante con le varie Ifi e Ifil (poi fuse in Exor) e le categorie di azioni a voto limitato, poi eliminate, che di fatto consentivano di raggiungere con altri mezzi lo stesso obiettivo di oggi: mantenere il controllo con un impiego di capitale limitato.

Pur con le differenze del caso (tra una società prevalentemente industriale come Ford e una holding di partecipazioni come Exor), la stessa flessibilità verrà ora garantita dal meccanismo “all’olandese”. Nel caso di Exor, la moltiplicazione per 5 dei diritti di voto fra cinque anni porterebbe la quota della Giovanni Agnelli & C. dall’attuale 53% circa all’85% (qualora nessun altro azionista si valesse dello stesso diritto). Un meccanismo simile potrebbe innescarsi dopo altri cinque anni, quando i diritti di voto salirebbero a dieci ogni azione.

L’attuale accomandita G. Agnelli & C. si è impegnata, nell’ambito dell’operazione, ad acquistare fino a 100 milioni di euro di titoli provenienti dall’esercizio del diritto di recesso. La sua erede Gac BV, potrà in futuro anche monetizzare una parte significativa della propria partecipazione; Exor ha garantito sì in questi anni una significativa rivalutazione del capitale, ma ha pagato un dividendo relativamente basso (1% del prezzo nel 2016); una politica che non dovrebbe cambiare molto anche nei prossimi anni e che ha limitato la risalita di fondi verso l’accomandita. Se è impossibile prevedere quali saranno adesso le strategie della Gac BV, la flessibilità è comunque assicurata, così come la possibilità di mantenere comunque nell’orbita della famiglia un gruppo ormai totalmente internazionale e diversificato.

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