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Per Deutsche e Commerz redditività al lumicino e maxi-perdite per…

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Per Deutsche e Commerz redditività al lumicino e maxi-perdite per cause legali

Non è certo un buon biglietto da visita quello offerto da Commerzbank, la seconda banca tedesca, nell’imminente vigilia della pubblicazione dei risultati finali dei test sotto sforzo per le banche europee. I conti del secondo trimestre pubblicati ieri sono apparsi deboli e hanno sorpreso il mercato soprattutto per quella contrazione del Cet1, il parametro che misura l’adeguatezza del capitale, che è stato eroso di mezzo punto, scendendo all’11,5% a fine giugno dal 12% del trimestre precedente. Le cronache parlano di adeguamenti dei modelli di calcolo, ma spiegano molti analisti che una contrazione di 50 punti base in un solo trimestre pare fin eccessiva, soprattutto perchè del tutto inattesa. Tanto inattesa da aver fatto precipitare il titolo in Borsa, arrivato a perdere oltre il 4% a fine seduta dopo che in apertura la flessione aveva sfiorato una caduta fino al 7%. Non c’è solo la contrazione del patrimonio ad aver innervosito il mercato, ma anche la caduta della profittabilità con gli utili netti in calo del 32% sull’anno precedente. Per la banca tedesca come per tutte le banche del Nord Europa, il tema della rischiosità è più legato ai cosiddetti rischi operativi e in particolare alle problematiche di litigation, cioè a eventuali accantonamenti per cause e contenziosi legali che non al credito e alle sue sofferenze, storicamente sotto controllo in un’economia come quella tedesca. Non che però i rischi legali e di mercato siano meno pericolosi. Commerbank così come Deutsche Bank attesa anch’essa alla prova dei conti, hanno visto esplodere negli anni maxi-buchi nei conti dovuti proprio agli oneri per illeciti, truffe e manipolazioni. Basti ricordare la maxi-perdita da 6,8 miliardi registrata dalla prima banca tedesca nell’ultimo esercizio frutto in buona parte proprio degli oneri sui contenziosi spesati a bilancio. Solo negli ultimi 4 anni la Deutsche ha cumulato accantonamenti per oltre 12 miliardi solo per le cause legali che l’hanno coinvolta. Commerz del resto non si è mai ripresa del tutto dal crac Lehman che ha visto l’intervento salvifico pubblico dopo la maxi-perdita per oltre 4 miliardi del 2009. Da allora la redditività della seconda banca di Germania si è ridotta al lumicino. Ancora a fine 2015 la capacità di produrre utili restava bassa, molto bassa. Commerz ha chiuso l’anno scorso con un Roe% del 3,8% e in media negli ultimi 4 anni la redditività ha oscillato tra l’1 e il 2%, numeri davvero molto stringati per una banca che opera in un Paese che ha vissuto meno degli altri la recessione europea. Anche Deutsche ha visto contrarsi pesantemente la sua capacità reddituale. Chiuso in perdita per quasi 7 miliardi il 2015, il colosso tedesco ha visto contrarsi il suo Roe tra lo 0,5 e il 3% tra il 2012 e il 2014. La banca ha dovuto ricapitalizzare più volte. E il mercato continua a guardare con una certa preoccupazione al livello della attività finanziarie illiquide in pancia alla prima banca continentale europea. Che sono rimasti congelati dalla crisi Lehman nei bilanci della banca. Valgono si fa per dire (il valore lo stabilisce la banca non avendo prezzi di mercato) circa 31 miliardi di euro. Una cifra che conta per la metà dell’intero patrimonio netto della banca più volte rimpolpato negli anni. Quei titoli cosiddetti tossici sono di per sè opachi, nessuno può dire se valgono davvero 31 miliardi. E se dovessero venire svalutati anche solo di poco, impatterebbero in modo pesante sul capitale. Ecco perchè il mercato guarda con estrema prudenza a Deutsche che vale in Borsa meno del 30% del suo patrimonio.

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