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In Bce il verdetto su Siena e il piano da 5 miliardi

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In Bce il verdetto su Siena e il piano da 5 miliardi

La sede del Monte dei Paschi di Siena. (Epa)
La sede del Monte dei Paschi di Siena. (Epa)

Ormai i pareri informali non bastano più. Sulla maxi cartolarizzazione con Atlante e l’aumento “riparatorio” da cinque miliardi il Monte dei Paschi ha bisogno di un avallo scritto e firmato dalla Bce, che da oggi riunisce - proprio per esaminare il dossier senese - il Supervisory board. A Rocca Salimbeni sperano non solo che arrivino buone notizie, ma anche di riceverle già in serata, per evitare un’altra notte di passione e per fare in modo che domani il cda - convocato per le 10,30 - possa iniziare con il piede giusto una riunione fiume che vede all’ordine del giorno la semestrale ma soprattutto il piano di salvataggio.

Dopo i contatti con la Bce di lunedì e martedì, terminati- si veda Il Sole di ieri - con la consegna di un’ultima versione del piano su Npl e ricapitalizzazione, ieri si è lavorato sui dettagli. Cioè sulla cartolarizzazione delle sofferenze da un lato, dove Atlante II sarà chiamato a fare la parte del leone, e sul consorzio di garanzia dell’aumento sull’altro. In questo caso, oltre a Jp Morgan e Mediobanca (global coordinators dell’operazione), ci sono altre 4 banche d’affari (Bofa Merrill Lynch, Credit Suisse, Citi e Goldman Sachs) e in una fase successiva potrebbero essere chiamati altri istituti ad agire come joint bookrunners.

Nell’ultima proposta inviata a Francoforte la manovra, come anticipato ieri, è da 5 miliardi: di questi, secondo quanto risulta, circa due serviranno ad aumentare le coperture sui deteriorati che resteranno in pancia alla banca e 1,6 a coprire le minusvalenze sui 26,6 miliardi di crediti ceduti ad Atlante (a un prezzo che potrebbe essere pari al 32% del valore di libro). Gli 1,4 miliardi che restano verranno invece utilizzati per capitalizzare l’Spv, lo Special purpose vehicle che comprerà le sofferenze ed effettuerà le cartolarizzazioni.

In partenza, quindi, l’azionista unico della bad bank sarà la stessa Mps: per poter deconsolidare gli Npl, però, effettuando la cosiddetta derecognition, la banca dovrà disfarsene in fretta; ed è così che la soluzione più semplice e rapida sembra quella che prevede l’assegnazione dei titoli agli attuali azionisti del Monte, che così se li vedranno così attribuiti pro-quota. Una specie di warrant, che potrebbero riservare - forse e comunque in futuro - qualche bella sorpresa nel caso in cui i recuperi delle sofferenze cartolarizzate procedano nel migliore dei modi.

Tuttavia il piano, che non prevede alcun intervento pubblico, nei fatti sta in piedi solo nel caso in cui la Bce decida di congelare gli attuali modelli interni della banca, cioè le modalità di contabilizzazione (con relativi accantonamenti) degli Npl. È questa la decisione che oggi dovrà prendere la Vigilanza: nel caso in cui dovesse arrivare una risposta negativa, per il Monte scatterebbe la necessità di incrementare l’aumento di altri due miliardi. Facendo saltare l’intera impalcatura. Uno scenario non impossibile ma ieri considerato almeno improbabile: non a caso ieri in Borsa il titolo della banca è salito del 2,66%, a 0,28 euro.

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