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Enel a nozze con Metroweb

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Enel a nozze con Metroweb

  • –Laura Serafini

Roma

Enel completa l’operazione di acquisizione di Metroweb e accelera sul piano per la posa della fibra, che con il contributo della società meneghina aumenta da 2,5 a 3,7 miliardi gli investimenti previsti per cablare 250 città nelle aree A e B nel periodo 2016-2021. E porta a 9,5 milioni le unità abitative collegate entro il 2021 (includendo anche 1,2 milioni di unità già coperte da Metroweb su Milano).

Il gruppo elettrico ha anche annunciato conti del semestre in netto miglioramento e la revisione al rialzo dei target 2016, con l’Ebitda ordinario stimato che passa da 14,7 a 15 miliardi, l’utile di gruppo che sale da 3,1 a 3,2 miliardi e il rapporto tra flusso di cassa operativo e l’indebitamento finanziario netto che sale dal 23 al 25 per cento.

Il progetto sulla banda larga approvato ieri dal cda del gruppo elettrico prevede la fusione tra Enel Open Fiber, attualmente dotata di 125 milioni di capitale, con Metroweb. L’operazione passerà attraverso un aumento capitale suddiviso al 50% tra Enel e Cdp della società per 714 milioni, che serviranno per rilevare Metroweb (anche il 54% del capitale ceduto da F2i). Prima della fusione con Eof, la capogruppo Metroweb rileverà le minoranze presenti nelle controllate (tra cui il 10,6% posseduto da Swisscom in Metroweb Milano e una quota del management per complessivi 100 milioni). La fusione sarà completata dopo l’estate (presumibilmente entro novembre): entro il 15 settembre verrà sottoscritto un contratto di investimento, mentre entro il 15 ottobre F2i ha la possibilità di esercitare un’opzione per entrare nel capitale del nuovo veicolo (controllato al 50% da Enel e Cdp Equity) con una quota entro il 30 per cento. La governance della società, qualora F2i entrasse, prevede 5 consiglieri, due a testa per i soci di controllo, uno per il fondo guidato da Renato Ravanelli; i primi 5 anni Enel avrebbe diritto di nomina dell’ad (sarà riconfermato l’ad Tommaso Pompei?), quelli successivi la Cassa. L’accordo di investimento, a quanto pare di capire simile a un patto parasociale, prevede un lock-up di 3 anni e un impegno a sostenere il piano di investimenti con aumenti di capitale (il piano sarà finanziato per il 30% con equity e il restante 70% con debito). L’ulteriore fabbisogno di equity dovrebbe attestarsi attorno a 580 milioni; in ogni caso ulteriori aumenti saranno deliberati solo dopo la scadenza dell’opzione a favore di F2i. L’assetto societario, con la quota di Enel che comunque non eccede il 50%, consente al gruppo elettrico di non consolidare il debito del nuovo veicolo. L’ad di Enel, Francesco Starace, ha ribadito ieri che il capitale del nuovo veicolo potrebbe essere aperto anche a fondi infrastrutturali, ma un eventuale ingresso non verrà valutato prima del 2017.

Eof ha già cominciato gli interventi su 10 città; il piano verrà integrato con quello di Metroweb e, almeno per la fase iniziale, non procederà di pari passo con la sostituzione dei contatori, anche perchè in molte di queste città non c’è la rete di distribuzione di Enel. L’utilizzo di Eof di quest’ultima per posare la fibra (sia i cavidotti che le linee aeree) sarà alle condizioni tecniche ed economiche applicate a qualsiasi operatore volesse fare un’operazione analoga. Il nuovo veicolo parteciperà anche alle gare nelle sei regioni per le aree C e D oggetto del bando pubblicato da Infratel: Enel e Metroweb sono tra i soggetti che si sono già prequalificati, come del resto Telecom e Fastweb che nei giorni scorsi hanno annunciato un accordo per cablare assieme 29 città. Il piano di Eof prevede che la società sarà in grado di generare entro il 2021 un Ebitda di 300 milioni. «Una stima conservativa - ha chiosato ieri il manager - che non tiene conto dei nuovi accordi commerciali che potremo siglare oltre a quelli già esistenti con Vodafone e Wind». Negoziati sono in corso con Iliad e altri operatori telefonici, ma anche provider di contenuti come Sky, Rai e Mediaset.

Tornando ai conti approvati ieri, la società ha registrato nei 6 mesi un aumento dei margini (che negli ultimi tempi avevano segnato un po’ il passo) e questo nonostante la continua flessione dei prezzi dell’energia nei mercati maturi e l’effetto cambio nei paesi latino-americani. L’Ebitda ordinario, depurato quindi dagli effetti delle partite straordinarie e nonostante una flessione dei ricavi del 9,3 %), segna un incremento del 3,1%, a quota 7,9 miliardi (al netto delle partite non ricorrenti l’incremento sarebbe del 5,2 per cento). A tirare sono l’America Latina e l’Italia, la prima nelle generazione convenzionale e la seconda nel mercato finale, con una più che apprezzabile performance sul mercato retail. Risalgono la china, nonostante la forte accelerazione sugli investimenti ( 1,7 miliardi nei sei mesi, +79%), i margini di Enel Green Power: a fine giugno l’Ebitda ordinario segna una flessione limitata al 2,7% (contro un segno negativo a doppia cifra del primo trimestre) a 920 milioni. La maggiore capacità installata (1,5 gigawatt in più) e lo sforzo sulle efficienze consentano di sostenere la spinta sui capex.

A livello di gruppo il risultato netto si mantiene stabile (1,8 miliardi). Si incrementa del 37% la capacità di generare flussi di cassa (4,1 miliardi). Il debito netto sale di poco, a 38,1 miliardi, mentre quello lordo scende di 4 miliardi anche a seguito delle operazioni di riacquisto di bond per 3 miliardi.

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