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Ubi Banca, semestre in rosso ma «cedola almeno pari al 2015»

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Effetto del piano industriale

Ubi Banca, semestre in rosso ma «cedola almeno pari al 2015»

Victor Massiah (Imagoeconomica)
Victor Massiah (Imagoeconomica)
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Ubi Banca ha chiuso il primo semestre con una perdita netta di 787 milioni che si confronta con un utile di 124,4 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. Nel solo secondo trimestre la perdita è stata di 829 milioni rispetto all'utile di 48,5 milioni dello scorso anno. I risultati risentono del fatto che la banca abbia deciso di spesare, come annunciato durante la presentazione del piano lo scorso 27 giugno, il 95% degli impatti previsti per l'attuazione del piano industriale con un effetto negativo nel periodo di circa 835 milioni netti.

Il dato trimestrale è comunque peggiore delle attese degli analisti che si aspettavano un rosso più contenuto e pari a 749 milioni nel trimestre. Al netto delle poste straordinarie, la banca chiuderebbe con un utile semestrale di 48,1 milioni risentendo, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del calo del margine di interesse, di rettifiche di valore una tantum su strumenti finanziari (43,4 milioni) e di un minor risultato della finanza per 20 milioni. Sul fronte della solidità patrimoniale, l'istituto vede il Cet1 scendere all'11,43% dal 12,07% di fine marzo.

La perdita registrata da Ubi Banca nella prima parte dell'anno «non deve far paura perché, se dal punto di vista contabile appare come una perdita, dal punto di vista patrimoniale è invece un utilizzo di una riserva», ha sottolineato l'amministratore delegato di Ubi Banca, Victor Massiah. «Abbiamo già annunciato al mercato - ha aggiunto - che proporremo al nostro consiglio, a fine anno, un'ipotesi di dividendo pari se non addirittura migliore in confronto a quella dell'anno scorso».

«È sempre importante il ruolo, che ci viene dato dai media, di ‘cavaliere bianco' di una serie di complessità che ci possono essere sul mercato», ha poi sottolineato Massiah commentando le indiscrezioni che danno la banca al centro di possibili operazioni di aggregazione. «Dal nostro punto di vista - ha aggiunto senza citare ipotesi specifiche - noi continuiamo a cercare delle situazioni di creazione di valore da poter proporre al nostro board perché siamo, evidentemente, consapevoli che le economie di scala sono un elemento determinate per una banca in un contesto così difficile come quello attuale, con forte schiacciamento dei ricavi». Tuttavia, «sono e saranno sempre delle operazioni di creazione di valore per gli azionisti e per i nostri dipendenti».

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