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Brexit spinge l’inflazione inglese ai massimi da 20 mesi

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Brexit spinge l’inflazione inglese ai massimi da 20 mesi

Brexit fa salire i prezzi in Gran Bretagna: l'inflazione in luglio è aumentata ai massimi da venti mesi e secondo gran parte degli economisti continuerà a salire fino al 2017. L'annuncio dell'Ufficio nazionale di Statistica (Ons) ieri ha risvegliato la sterlina, che ha invertito la traiettoria discendente degli ultimi giorni riguadagnando terreno sull'euro e soprattutto sul dollaro.

Secondo i dati diffusi ieri dall'Ons, i primi dopo il referendum sulla Ue, l'indice dei prezzi al consumo è passato dallo 0,5% di giugno allo 0,6% di luglio, salendo oltre le previsioni degli analisti. E' il tasso più alto dal novembre 2014, dovuto al fatto che dopo Brexit la sterlina ha perso circa il 10% contro l'euro e il 13% contro il dollaro, facendo aumentare i costi delle importazioni. A pesare, secondo l'Ons, è stato soprattutto l'aumento dei costi di carburante, alcolici, alberghi e ristoranti.

L'INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO
Variazione % mensile (Fonte: Ons)

In ascesa anche l'indice dei prezzi al dettaglio, che è salito dall'1,6% di giugno all'1,9% di luglio, e l'indice dei prezzi alla produzione, che è salito dello 0,3%, il livello massimo da oltre due anni, a causa dell'impatto dell'aumento dei costi delle materie prime importate. Il calo della sterlina ha fatto aumentare del 4,3% i prezzi dei fattori produttivi in luglio, dopo un calo dello 0,5% in giugno, secondo l'Ons. Particolarmente pronunciato l'incremento dei prezzi delle importazioni di prodotti alimentari (+10,2%) e di metalli (+12,4 per cento).

Sembra quindi destinata ad avverarsi la previsione della Banca d'Inghilterra che l'inflazione, che l'anno scorso è stata zero, supererà il target previsto del 2% sia nel 2017 che nel 2018. L'inflazione aveva toccato il 2% per l'ultima volta nel dicembre 2013, prima di cominciare la sua discesa che è continuata fino al referendum che ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue.

Il target del 2% potrebbe essere raggiunto entro la fine dell'anno, secondo Victoria Clarke, economist di Investec a Londra, e salirà fino al 3% entro il maggio 2017. Anche Martin Beck, senior economic advisor dell'EY Item Club, prevede che l'inflazione non supererà il 3% perchè “le pressioni al rialzo, soprattutto quelle salariali, sono molto moderate.”

I limiti all'immigrazione che potranno essere imposti dopo Brexit porteranno a un modesto aumento dei salari dei lavoratori meno qualificati tra lo 0,2% e lo 0,6%, secondo un rapporto del centro studi Resolution Foundation pubblicato ieri, ma l'incremento sarà del tutto vanificato – nel breve termine dall'aumento dell'inflazione e sul lungo termine dal rallentamento dell'economia britannica.

La sfida per la Banca d'Inghilterra nei prossimi mesi è stimolare la crescita, tutelare l'occupazione e prevenire una recessione dovuta all'incertezza sul futuro della Gran Bretagna fuori dalla Ue. La previsione di gran parte degli economisti è che la BoE, che il 4 agosto aveva tagliato i tassi d'interesse per la prima volta dal 2009, portandoli al nuovo minimo storico dello 0,25%, intenda mantenerli al nuovo livello o decida di tagliarli ulteriormente. I timori di un risveglio dell'inflazione sono infatti meno pressanti della necessità di sostenere l'economia britannica in questa fase di transizione e incertezza post-Brexit.

“L'aumento dell'inflazione limita la spesa dei consumatori e aumenta i costi per le imprese, ma se la crescita economica rallenta come molti prevedono allora gli aumenti dei prezzi saranno contenuti, - ha detto Suren Thiru, capo economist delle British Chambers of Commerce. – Uno scenario di questo genere non scoraggerà la Monetary Policy Committee dal tagliare ulteriormente i tassi d'interesse nei prossimi mesi.”

Successo ieri al secondo tentativo per la BoE, che è riuscita ad acquistare 1,17 miliardi di sterline di titoli di stato a scadenza lunga (oltre i 15 anni) e con tassi elevati per sostenere l'economia britannica. La settimana scorsa la Banca per la prima volta non aveva trovato abbastanza venditori per completare l'acquisto previsto, spingendo i rendimenti a nuovi minimi, mentre ieri la BoE ha ricevuto offerte di 2,7 volte superiori da parte degli investitori. Il programma di stimolo annunciato dalla Banca prevede l'acquisto di 60 miliardi di bond nei prossimi sei mesi.

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