Il settore siderurgico mondiale è oberato da una montagna di debiti: le prime trenta società globali hanno debiti netti per oltre 150 miliardi di dollari, una cifra record, secondo un rapporto pubblicato ieri dalla società di consulenza Ernst & Young. Brasile, India e Cina sono i tre Paesi più indebitati.
«Il settore continua ad affrontare venti contrari - ha spiegato Anjani Agrawal, responsabile globale della divisione acciaio di Ernst & Young. – Il calo dei prezzi e della domanda nell’ultimo anno ha impedito alle imprese siderurgiche di raccogliere i frutti delle ristrutturazioni e delle misure adottate per ridurre i costi e migliorare l'efficienza. Il risultato è che il debito è a livelli record, molti produttori sono in crisi e alcuni sono sull’orlo della bancarotta».
L’indebitamento del settore era salito notevolmente tra il 2008 e il 2013, mentre nel 2014 c’era stato un momento di tregua di breve durata. Già nel 2015 infatti una serie di fattori - un’offerta superiore alla domanda, il calo della domanda cinese e le pressioni al ribasso degli acquirenti – aveva portato a un calo del 30% dei prezzi dell’acciaio. L’eccesso di produzione di acciaio è oggi stimato essere di 700 milioni di tonnellate.
Quest’anno il Brasile ha accumulato debiti a causa del calo della domanda, l’India a causa degli investimenti per aumentare la produzione e la Cina a causa di un eccesso di produzione, dopo averla aumentata di un miliardo di tonnellate dal 2000 a oggi. Nel frattempo Russia e Giappone sono invece riuscite a ridurre il loro indebitamento, aumentando le esportazioni grazie all'indebolimento delle loro valute. Anche gli Stati Uniti e l’Europa hanno migliorato la loro situazione, riducendo gli investimenti.
«In tutto il mondo i governi stanno cercando di trovare soluzioni regionali per sostenere il settore, ma queste soluzioni funzioneranno solo se le imprese in questione hanno un modello di business sostenibile sul lungo termine», ha detto Agrawal. «Molti produttori stanno puntando sulla produttività e l’efficienza, ma c’è ancora molto da fare».
ArcelorMittal, il numero uno mondiale del settore, ha annunciato di recente un aumento di capitale da 3 miliardi di dollari. La tedesca ThyssenKrupp, il cui indebitamento è salito da 4,39 a 4,77 miliardi in un anno, ha avviato trattative per fondersi con l’indiana Tata Steel e ha anche annunciato la vendita di asset nel settore immobiliare.
La crisi finanziaria delle imprese siderurgiche ha un impatto negativo non solo sul settore ma sull’intera economia locale. L’unica soluzione, secondo E&Y, è avviare cambiamenti strategici per superare la fase attuale di debolezza: trovare finanziamenti alternativi, controllare meglio i costi e cedere asset non strategici, per avere fondi in cassa e mettersi così nelle condizioni ideali per poter sfruttare un futuro rilancio del settore.
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