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Per Atlante 2 obiettivo tre miliardi, contatti con fondi pensione esteri

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inchiesta

Per Atlante 2 obiettivo tre miliardi, contatti con fondi pensione esteri

Atlante 2 accende i motori. La dotazione minima di capitale per partire è stato raggiunta, grazie ad adesioni per 1,715 miliardi di euro. Entro fine settembre scatterà il primo closing e per quella data si prevedono impegni complessivi compresi tra 2,5 e 3 miliardi, come annunciato nei giorni scorsi dallo stesso fondo. A quel punto potra scattare l’acquisto della tranche mezzanina da 1,6 miliardi dei crediti cartolarizzati di Mps, operazione la cui finalizzazione dovrebbe realizzarsi nel quarto trimestre dell’anno, in assenza di imprevisti.

Ma dopo quello step, Quaestio – la società di gestione che promuove il fondo - intende andare oltre. Così da avere una maggiore potenza di fuoco per acquisire altri Npl di banche italiane, dalle venete alle altre banche medie italiane, che da tempo sono in attesa di far fruttare il loro investimento in Atlante 1. L’obiettivo è quello di portare la dotazione di Atlante 2 a 3,5 miliardi. Ecco perchè si guarda ai fondi pensione internazionali e ai fondi sovrani, oltre che alle banche d’affari e ai fondi di investimento. Soggetti che potrebbero trovare nei crediti non performing italiani un’asset class dai ritorni interessanti, soprattutto in una logica di diversificazione in un’epoca, come quella attuale, di tassi zero.

Nella road map indicata da Quaestio, il target dei 3-3,5 miliardi è da raggiungere entro luglio 2017, data dopo la quale potranno essere investite anche le eventuali risorse residue di Atlante, che oggi ha una dotazione di 1,75 miliardi rimanenti dalla ricapitalizzazione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Lo scenario
Di sicuro per ora ad aver garantito il suo supporto ad Atlante 2, che investirà esclusivamente in non performing loans, è la Sga. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Ministero dell'Economia a ufficializzare il contributo della società pubblica che è stata utilizzata per salvare il Banco di Napoli: il Cda ha confermato l'impegno per 450 milioni di euro. Altre disponibilità sono arrivate nei giorni scorsi da Generali (fino a 200 milioni), Poste Vita (200) e Unipol (100). Altri 320 milioni dovrebbero essere suddivisi, in parti uguali, tra Intesa Sanpaolo e UniCredit. In aggiunta a queste somme c’è poi la dotazione – destinata a crescere – conferita da Atlante 1. Si tratterebbe (si veda Il Sole 24Ore dello scorso 9 agosto) di un’erogazione di 500 milioni sugli 1,75 miliardi a disposizione, anche se le attese sono per un potenziamento compreso tra gli 800 milioni e un miliardo. Il valore finale verrà deciso a valle dell’interlocuzione in atto tra i vertici di Quaestio e la Banca Centrale Europea, che monitora da vicino il dossier e chiede che Atlante 1 non sia svuotato integralmente per far fronte ad eventuali nuove richieste di capitale. Nelle prossime settimane, al rientro dallo stop estivo, saranno convocati i Cda degli altri soggetti che hanno dato una conferma preliminare della partecipazione. Tra questi, ad esempio, c’è Mediobanca che sarebbe disposta a partecipare con una quota di 40-50 milioni, mentre altri 10 milioni dovrebbero arrivare da Banca Mediolanum. Decisivo sarà poi il contributo di Cdp, che potrebbe mettere sul tavolo fino a 250 milioni.

I possibili contributori
In questo quadro si inserisce la caccia ad altri possibili contributori. Si va dalle banche d’affari internazionali, che partecipano al consorzio di garanzia per l’aumento di capitale del Monte dei Paschi di Siena (oltre a Mediobanca e JpMorgan si tratta di Santander, Bofa Merrill Lynch, Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank e Goldman Sachs, a cui potrebbero aggiungersi Hsbc e Sociètè Gènèrale) ai grandi fondi internazionali. Nelle scorse settimane sono stati sondati alcuni fondi come Apollo, Lone Star e Fortress, che però avrebbero mostrato freddezza, viste le aspettative di rendimento più elevate di quelle proposte da Atlante, che si attestano al 6%. Il dialogo è aperto anche con fondi di private equity come Warburg Pincus, Atlas, Centerbridge e Baupost, che già avevano dato disponibilità a entrare nel capitale di PopVicenza in cambio della cessione delle sofferenze.

Focus sui fondi pensione
Il radar di Atlante però a quanto risulta al Sole 24Ore sarebbe acceso anche su altri mondi. Una strada porterebbe ai fondi sovrani, che potrebbero essere interessati a mettere anche una fiche nel capitale di Atlante, facendo così anche una piccola scommessa sull’Italia. L’altro sentiero conduce al mondo dei fondi pensione. Le casse previdenziali italiane, che avevano dato disponibilità a conferire circa 500 milioni, hanno fatto retromarcia dopo un’iniziale via libera. Secondo alcune indicazioni, gli uomini di Atlante potrebbero guardare però anche ai grandi colossi previdenziali internazionali. Lo spazio c’è. Secondo l’indagine di consulenza Willis Tower Watson sui 300 più grandi fondi pensione mondiali, che a fine 2014 gestivano in totale 15 mila miliardi di dollari, il 18,3% del capitale dei patrimoni pensionistici è investito in asset alternativi. Una quota che negli Stati Uniti sale al 28,7% e in Europa scende al 14%. Giganti come il fondo pensione giapponese, o quello canadese, ad esempio, potrebbero insomma essere sondati in questo senso. La manovra è potenzialmente interessante, anche perchè agli investitori istituzionali fanno gola investimenti fruttiferi in una fase di tassi rasoterra, ma è tutt’altro che facile. Anche perchè si lega a doppio filo all’evoluzione dell’economia italiana, il cui andamento singhiozzante rischia di frenare i già cauti entusiasmi.

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