Finanza & Mercati

Vivendi verso nuova offerta per Premium

  • Abbonati
  • Accedi
In primo piano

Vivendi verso nuova offerta per Premium

  • –Laura Galvagni

La delicata vicenda Vivendi-Mediaset torna sul tavolo degli advisor. Il gruppo francese starebbe studiando una nuova proposta da presentare al Biscione a stretto giro. L’idea sarebbe quella di lanciare una sorta di messaggio pacificatore già in occasione dell’approvazione dei conti semestrali prevista per il prossimo 25 agosto. Anche se è assai probabile che l’offerta concreta venga recapitata solo nei giorni successivi, ossia a cavallo fra fine agosto e inizio settembre. Anche perché al momento una soluzione definitiva appare prematura. Tuttavia, la società che fa capo a Vincent Bolloré starebbe cercando di mettere a punto un nuovo schema. E in questa fase, seppure al momento con un ruolo informale, si starebbe muovendo anche Mediobanca. Piazzetta Cuccia, che ha tra i suoi azionisti chiave proprio il finanziere bretone, starebbe cercando di capire in che direzione intendono muoversi i francesi. Questo sembrerebbe candidare l’istituto a svolgere quel ruolo di mediazione che potrebbe rivelarsi cruciale se si vorrà evitare un ricorso alle carte bollate.

A inizio agosto un report di Mediobanca ipotizzava il possibile coinvolgimento di una telco nella partita. Idea che, sottolineano alcuni operatori, potrebbe rafforzare il profilo industriale dell’alleanza tra Mediaset e Vivendi, se mai la frattura verrà sanata. Uno dei punti cardine dell’accordo dello scorso 8 aprile prevedeva infatti che le due società sviluppassero un progetto per realizzare produzioni su scala internazionale. I contenuti, ideati e realizzati da una nuova struttura secondo standard e linguaggi per il mercato globale, dovevano poi venir valorizzati attraverso la distribuzione sulle reti tv dei due gruppi in Italia, Francia e Spagna. È evidente che la presenza di una società di telecomunicazioni potrebbe fare da volano per una veicolazione ancora più capillare delle nuove produzioni. In quest’ottica va ricordato che al momento Mediaset Premium è partecipata per l’88,889% da RTI e per il restante 11,111% da Telefonica.

Il primo accordo, che per Mediaset è ancora valido, prevedeva che Vivendi rilevasse anche la quota in capo al gruppo di tlc. Ora, segnalano alcuni osservatori, il gruppo iberico potrebbe essere uno dei perni attorno ai quali costruire un’eventuale nuova intesa.

Dal Biscione, però, fanno intendere di voler dare esecuzione al contratto firmato l’8 aprile e solo in una fase successiva, la società potrebbe rendersi disponibile a valutare modifiche o revisioni dell’accordo. In quest’ottica va ricordato che l’impianto iniziale, da un punto di vista economico-finanziario, prevedeva che Vivendi ricevesse il 3,50% del capitale sociale di Mediaset, a fronte della cessione da Vivendi a Mediaset di un ammontare di azioni proprie pari allo 0,54% del gruppo transalpino; contemporaneamente la cessione da Vivendi a RTI di un ammontare di azioni proprie pari al 2,96% a fronte del 100% di Premium. In questo modo, Bolloré avrebbe avuto il 100% di Mediaset Premium e il 3,5% di Mediaset che a sua volta avrebbe detenuto il 3,5% della società francese. Di fatto ciascuna azione Mediaset veniva valutata 3,32 euro (ieri ha chiuso a 2,67 euro) e ogni titolo Vivendi 18,65 euro (ieri 17,67 euro). Premium, invece, avrebbe avuto una valorizzazione di 756 milioni, inclusa una posizione finanziaria netta positiva al closing di 120 milioni.

Il 25 luglio però Vivendi ha comunicato a Mediaset uno schema alternativo: ha confermato lo scambio del 3,5% del capitale ma ha proposto di rilevare solo il 20% di Premium e di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% del capitale di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile.

La nuova offerta è stata definita di fatto irricevibile dal consiglio di amministrazione di Mediaset «perché incompatibile con il contratto vincolante già firmato». Di qui l’impegno del board ad adottare «le opportune azioni finalizzate ad ottenere l’adempimento» dell’accordo e, in caso di inerzia, è stata espressa l’intenzione di agire «in sede civile ed eventualmente anche penale a tutela degli interessi della società».

© RIPRODUZIONE RISERVATA