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Pacha cerca soci in Italia per gli alberghi

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Pacha cerca soci in Italia per gli alberghi

  • –Giovanni Vegezzi

C’è qualcuno a Ibiza che forse può invertire il costante – e per alcuni anche eccessivo - flusso di turisti italiani che ogni estate arriva nelle Baleari a caccia di 'movida'. L'idea è portare in Italia uno dei marchi più celebri di quello stile di vita – e di divertimento - che ha reso famosa l’isola spagnola. A pensarci è Pacha Group, nome storico della vita notturna ibizenca, che negli anni ha diversificato i propri affari negli hotel e nei ristoranti e ha chiuso il 2015 con un giro d'affari di 78 milioni di euro (solo 30 sul mercato spagnolo), utili per 11 milioni e 2,200 dipendenti in cinque paesi (con 16 grandi locali griffati dal famoso simbolo delle ciliegine presenti da Buenos Aires a Macao, passando per Mosca). Ora anche il mercato italiano entra in un ambizioso piano di espansione che il gruppo ha annunciato e che ha suscitato l'interesse del private equity Triatlantic Capital Partners, pronto, secondo indiscrezioni di mercato, a un'offerta di qualche centinaia di milioni di euro. Non confermata dai vertici della società, nè dalla famiglia azionista che per ora non ha mai manifestato l’intenzione di vendere.

Pacha Group, controllato dai figli del presidente Ricardo Urgell – l'imprenditore che nel 1967 fondò la prima discoteca nella località turistica di Sitges, a pochi chilometri da Barcellona - ora punta a crescere.

Pacha Group vuole aprire 85 nuovi locali (una decina di club, 25 alberghi e 50 ristoranti) entro il 2025. Sono lontani insomma i tempi in cui Urgell, oggi ottantenne, raccolse i primi successi a Ibiza, paradiso della trasgressione nella Spagna franchista degli anni Settanta, con un giradischi, due frigoriferi, dieci interruttori per le luci e una quindicina di dipendenti.

Secondo quanto ha spiegato a Il Sole 24 Ore l’italiano Marco Frisina, che è responsabile dello sviluppo del business del gruppo spagnolo, l’attenzione negli anni a venire sarà soprattutto sugli hotel settore in cui Pacha sta cercando partner. «L’Italia è uno dei principali Paesi in cui vogliamo esportare il nostro brand, ormai noto a livello globale, e vogliamo farlo in partnership con soci già presenti nel settore alberghiero» sottolinea Frisina . Pacha, infatti, punta ad aumentare il peso del business dell’ospitalità che oggi contribuisce al 22% del fatturato (mentre il 68% è portato dalla classica attività di club e ristoranti, con le linee di moda ispirate al locale che contribuiscono per un 4% del giro d’affari) grazie a un focus importante sull’Europa. Il gruppo che già opera con diversi marchi (oltre a Pacha, anche Destino, dedicato al connubio fra lusso e natura, e Lío, più orientato al divertimento e all’edonismo) avrà strategie diverse per i differenti mercati. Nel Regno Unito e Germania – Paesi prioritari per il gruppo - si pensa a nuove strutture in città, mentre in Francia e Italia (complice anche il comune affaccio sul Mediterraneo) sono previsti anche resort. Il modello scelto è quello della partnership con imprenditori locali che conoscano bene il mercato e, secondo Pacha, la ricerca è già iniziata. Si tratta della strategia flessibile che, del resto, il gruppo ha sempre perseguito, fin dall'apertura del terzo locale a Madrid; una scelta che ha anche portato un certo turnover nelle mete, con una decina di locali chiusi negli ultimi 5 anni (fra cui proprio Madrid e New York).

In ogni caso i frutti dell’espansione non saranno immediati. Anche nell’industria del divertimento, del resto, esiste una fase non secondaria di ricerca & sviluppo. Il gruppo delle ciliegine si dedicherà fino al 2020 a mettere le basi per la crescita (con l’apertura di “soli” 6 hotel), mentre le altre 19 strutture previste dovrebbero essere inaugurate nei 5 anni successivi. Il conto economico però, in attesa dell’implementazione, dovrebbe continuare a correre: per il 2016 Pacha si aspetta infatti un aumento dei ricavi fra l’8 e il 10%.

.@giovegezzi

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