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La difesa del copyright ai tempi del digitale

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L'Analisi|LO SCENARIO

La difesa del copyright ai tempi del digitale

La saga continua. Nonostante che tutti sappiano come va a finire. Ma il commissario europeo che si occupa di policy digitale, Günther Oettinger, non ne è al corrente, evidentemente. La saga è quella degli editori che si sentono defraudati di un diritto a causa dei motori di ricerca - cioè di Google - che propongono ai lettori qualche riga dei loro articoli insieme ai link per trovarli online. Oettinger sta studiando una proposta di direttiva che dà agli editori il diritto di chiedere un compenso per quelle righe di testo. Forse pensa così di apparire come l’eroe della saga, l’innovatore che risolve un problema a lungo dibattuto. Invece, arriva ultimo. E dopo che questo genere di soluzione è già fallito in Spagna e in Germania. Ma è veramente possibile che non lo sappia? E il vice presidente della Commissione, Andrus Ansip, che conosce il digitale molto meglio di Oettinger e che si occupa del mercato unico digitale, non gli ha detto nulla? In realtà, la realtà digitale va troppo veloce per i tempi della politica ed è troppo complessa per le sue banalizzazioni. E questo è un problema serio.

In effetti, Google governa una gran quantità di traffico online e il pubblico che clicca sui suoi link moltiplica le pagine viste sui giornali di tutti gli editori, che così aumentano le entrate pubblicitarie. Se fossero solo i link, forse, non ci sarebbe molto da discutere. Ma il motore di ricerca aggiunge ai link anche un paio di righe di testo tratte dagli articoli dei giornali stessi per far capire meglio ai lettori di che cosa si parla: si chiamano snippets. E gli editori hanno pensato per qualche tempo di chiedere a Google un pagamento per quella, seppur minima, copiatura. «È pacifico che quelle poche righe non sono soggette al diritto d’autore» dice Guido Scorza, avvocato esperto di copyright: «Ed è per questo che si studia una proposta di direttiva che introduca un diritto connesso al copyright, quello appunto di usare gli snippets».

Una decisione di questo tipo potrebbe aiutare gli editori? Una cosa del genere è stata già tentata, in modi diversi, in Spagna e in Germania. In Spagna, è stato introdotto l’obbligo per gli editori di richiedere il pagamento del diritto a pubblicare gli snippets. Come conseguenza Google ha smesso di pubblicarli e ha chiuso il servizio Google News: questo ha fatto perdere agli editori spagnoli un’enorme quantità di traffico e di denaro. D’altra parte, Google News non raccoglie pubblicità: è solo un servizio per il pubblico e per Google chiuderlo non è un gran danno. In Germania, invece, la legge ha introdotto la semplice possibilità per gli editori di far pagare gli snippet. E gli editori hanno scelto di esentare Google dal pagamento per non perdere, appunto, traffico e denaro. Stando alle indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, la Commissione potrebbe introdurre il diritto connesso per gli snippets in tutta Europa, ma senza obbligare gli editori a esigerlo e senza obbligare Google - ci mancherebbe altro - a pubblicare i link con le righe di testo esplicativo di cui si parla: la nuova regola, dunque, potrebbe avere un effetto nella teoria del diritto d’autore, ma in pratica non sposterebbe un solo euro.

Il problema degli editori, con ogni evidenza, non è tanto il copyright, quanto la tecnologia che serve per difenderlo e valorizzarlo nel mondo digitale. La stampa era un territorio molto più lento e controllato. Il digitale va veloce, è complesso, richiede capacità e investimenti tecnologici che gli editori non hanno dimostrato di voler sviluppare, per anni guardando con occhio distratto a quello che facevano i pionieri del web, per poi trovarsi a fare le spese della propria arretratezza.
Ma ormai gli editori lo sanno. Anche se a Bruxelles non tutti se ne sono accorti. È molto più importante l’investimento di Google nell’innovazione degli editori della Digital News Initiative: con questa anche il Sole 24 Ore, insieme a IIT, Expert System e Fondazione Golinelli, finanzierà la ricerca per realizzare un nuovo servizio editoriale per connettere gli scienziati e gli imprenditori. Sulle strade del digitale non si guida guardando soltanto nello specchietto retrovisore. E davanti c’è il problema della qualità dell’informazione, che Google - e Facebook, o Twitter - non hanno certo risolto. Per i giornali che guardano avanti, trovare il modo di sostenersi e crescere offrendo informazione di qualità con media adatti al mondo contemporaneo è la strada maestra. Ed è possibile. Tutto il resto è secondario.

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