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Le Borse europee pagano l’effetto-Fed

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Le Borse europee pagano l’effetto-Fed

Le Borse mondiali continuano a navigare a vista, mentre gli investitori considerano le proprie posizioni alla luce dell’attesa correzione al rialzo dei tassi di interesse americani nei prossimi mesi. Prospettiva che ormai il mercato dà per scontata, dopo il discorso del presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, venerdì a Jackson Hole, ma di cui ancora rimangono da definire i contorni. A partire da quelli temporali: venerdì il vice presidente della Fed, Stanley Fischer, aveva indossato i panni del falco, sostenendo la possibilità, non di una, ma di ben due strette di politica monetaria entro fine anno. Eventualità tuttavia esclusa nel fine settimana da altri due esponenti dell'istituto centrale Usa.

Il mercato appare quindi pronto ad accogliere un rialzo dei tassi nell’ultimo terzo del 2016, probabilmente a dicembre: scenario che i future sui Fed Funds, secondo i calcoli di Cme Group, considerano oggi probabile al 60 per cento. Resta tuttavia da monitorare la prossima ondata di dati macroeconomici, a partire dal rapporto sul mercato del lavoro di venerdì. «La Fed ha lasciato aperta ogni possibile mossa entro fine anno, rendendo difficile per gli investitori ogni interpretazione – conferma Alberto Biolzi, responsabile advisory di Cassa Lombarda - I dati macro in calendario saranno quindi sempre più importanti per modificare le aspettative sulla politica monetaria americana, creando pertanto una certa volatilità sia sull'azionario che sull'obbligazionario».

Di certo il listino più preparato alla mossa della Fed sembra proprio Wall Street, che vi legge una diagnosi di sana e robusta costituzione per l'economia americana (come confermato ieri dall'andamento delle spese per consumi Usa, cresciute a luglio per il quarto mese consecutivo): a un'ora dalla chiusura delle contrattazioni il Dow Jones saliva dello 0,66% e l'S&P500 dello 0,67 per cento. A festeggiare è stata anche Tokyo, spinta a +2,3% dalla debolezza dello yen, che dà fiato alle aziende esportatrici. La divisa nipponica ha risentito anche delle parole del numero uno della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, sul possibile ampliamento del programma di quantitative easing.

Più incerta la situazione in Europa, dove gli investitori hanno fatto scattare le prese di beneficio dopo i guadagni della scorsa settimana. Maglia nera di giornata è stata Piazza Affari, penalizzata anche dal calo della fiducia dei consumatori, scesa in agosto ai minimi da un anno: il Ftse Mib, che nell'ultima ottava aveva fatto registrare la migliore prestazione del Vecchio Continente con un +3,2%, ha perso l'1,12% e l'All Share l'1,04 per cento. Chiusa Londra per la bank holiday, Francoforte ha limitato i danni allo 0,41% e Parigi 0,4 per cento. Le vendite hanno colpito i titoli dell'auto e dell'energia, ma a Milano non hanno risparmiato nemmeno le banche, con l'eccezione di Mps, salita dell'1,27 per cento. I titoli hanno beneficiato dell'ipotesi, riportata nel week end dal Sole 24 Ore, che l'istituto senese possa tentare la strada della conversione volontaria di 3 miliardi di bond subordinati in mano a investitori istituzionali per ridurre l'ammontare dell'aumento di capitale. A Parigi si è messa in luce Alstom (+2,86%) grazie al contratto da 1,8 miliardi di euro con cui venderà per la prima volta il Tgv negli Stati Uniti.

Sul mercato dei cambi il dollaro ha mantenuto posizioni di forza sotto quota 1,12 per un euro. Il rafforzamento del biglietto verde, insieme alle contrastanti dichiarazioni dei vari rappresentanti dei paesi Opec che alimentano l'incertezza sulle reali possibilità di trovare un intesa sulla produzione di greggio, ha del resto penalizzato il prezzo del petrolio: la consegna di riferimento sul Wti è scesa fino a 46,63 dollari al barile.

Sull'obbligazionario tutto esaurito per l'asta di BoT semestrali: il Tesoro ha collocato titoli per 6 miliardi, a fronte di una domanda per 9,03, con rendimento in calo di 5 punti base a -0,236%, vicino al minimo storico di -0,262% segnato in maggio. È sceso anche il rendimento del BTp decennale, all'1,12% dall'1,14%, mentre lo spread nei confronti del Bund tedesco di pari durata è rimasto stabile a 120 punti base.

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