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Wind-3, con Iliad entra un quarto operatore sul mercato

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L’ANALISI

Wind-3, con Iliad entra un quarto operatore sul mercato

Dopo un anno esatto di attesa, è finalmente in arrivo il matrimonio tra Wind e 3. Il magnate russo Mikahil Fridman, padrone di Wimpelcom, e il miliardario cinese Li Ka Shing, il dominus della conglomerata Hutchinson Whampoa si preparano a celebrare le nozze delle loro attività in Italia: le due compagnie telefoniche alternative che ora daranno vita a un colosso in grado di dare filo da torcere a Telecom Italia e Vodafone (e sarà la prima compagnia mobile del paese per numero di abbonati).

Annunciata ad agosto de 2015, dopo anni di rumors e indiscrezioni, l’attesa (dal mercato) fusione tra Wind e 3 Italia (joint venture paritetica del valore di 7,9 miliardi di euro) è giunta al traguardo.

Lo sblocco dell’operazione, che presentava molti ostacoli Antitrust, è stata la «Mossa Iliad»: i due promessi sposi hanno concesso alla Ue di vendere al gruppo Tlc francese delle frequenze e torri in eccesso. Così si creerà un quarto operatore sul mercato (era in corsa anche Fastweb), requisito indispensabile affinché la commissaria Vestager conceda il suo benestare. L’ok arriva a pochi mesi di distanza dal clamoroso veto della Ue in Inghilterra dove ha impedito alla stessa Hutchison una fusione tra 3 UK con il concorrente O2.

Ma stavolta le cose sono andate diversamente. Nei giorni scorsi si era sbilanciato anche il solitamente cauto e laconico Maximo Ibarra, attuale numero uno di Wind e di fatto SuperCeo in pectore della nuova entità Wind-3. «Siamo ottimisti che questa approvazione ci sia. Qualora ci fosse, nel momento in cui cominceremo a consolidare il nostro network, c’è la possibilità di poter dare dei siti che sono ridondanti, sovrapposti, al quarto entrante» per i quali Iliad sarebbe interessato. «È tutto in fieri, e il primo obiettivo importante è quello quello di avere l’ok dalla Commissione» ha commentato il manager pochi giorni fa al Meeting di Rimini.

Intanto la promessa sposa 3 si presenta all’altare in forma smagliante. Nel primo semestre del 2016 i ricavi totali del gruppo guidato da Vincenzo Novari sono saliti a 906 milioni, in rialzo del 3% (molto meglio del mercato e dell’economia del paese, a crescita zero nel semestre). È aumentata anche la base clienti che, a fine giugno, ha toccato quota 10,5 milioni (+4% al 2015). Il margine operativo lordo è salito del 38% a 135 milioni (98 milioni nel primo semestre 2015), soprattutto grazie all'aumento dell’8% del margine sui ricavi da servizi. L’utile pre-tasse è balzato del 62% a 63 milioni (erano circa 39 milioni nel primo semestre 2015).

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