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Wind-3 Italia, sì di Bruxelles alla fusione

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Wind-3 Italia, sì di Bruxelles alla fusione

  • –Simone Filippetti

Il D-Day è arrivato. Da oggi Wind e 3 sono finalmente sposi. Nasce un colosso nei telefonini russo-cinese (i gruppi Vimpelcom e Hutchison Whampoa)da 7 miliardi di euro di giro d’affari e oltre 30 milioni di clienti. E dopo almeno 10 anni, si rimette in moto il Risiko delle Tlc in Italia: dopo l’addio di Naguib Sawiris, gli assetti proprietari erano rimasti fermi, con 4 compagnie a dividersi un mercato sempre più maturo. Adesso le due Telco (peraltro entrambe nate a fine anni ’90 sull’onda delle liberalizzazioni, Wind come costola dell’Enel, in piena euforia da multi-utility; e 3 come operatore Umts outsider creato da Renato Soru, patron di Tiscali, e l’ex Eni e Telecom Italia) ridisegnano l’intera industria, con un effetto che molti osservatori giudicano salutare.

A celebrare le nozze, la commissaria Ue Marghrete Vestager, il «mastino» della concorrenza, che solo pochi mesi fa aveva bloccato Hutchison in Inghilterra (impedendo a 3 UK di fondersi con O2). Ci sono voluti tredici mesi perché la Ue desse il suo «Nulla Osta» al matrimonio: la fusione è stata possibile perché Wind e 3 hanno acconsentito a cedere una parte delle infrastrutture (che l a Ue riteneva ridondante); torri e frequenze che dovranno essere messe sul mercato (e a comprarle con ogni probabilità sarà Iliad del francese Xavier Niel), come condizione necessaria posta dalla Ue.

È l’operazione che il mercato attendeva da anni: le prime indiscrezioni su un’unione tra i due operatori alternativi risalgono ad almeno il 2008, quando Wind era ancora del magnate egiziano Sawiris (oggi il «Re» di Internet in Italia con Seat Pagine Gialle-Iol (Italia On Line) che l’aveva comprata dall’Enel (nella più grande scalata a debito nelle Tlc in Europa dai tempi della Olivetti su Telecom Italia: 12 miliardi di euro). Ma né Sawiris, né Mikhail Fridman (il miliardario russo che ha rilevato Wind da Sawiris) erano riusciti a trovare un accordo con Li Ka Shing, il patron di Hutchison, sul valore dell’operazione.Nel frattempo, il mercato italiano, già molto competitivo fin dalla nascita, è diventato ipersaturo e i margini si sono compressi ancora di più. Troppo per un solo paese: i due operatori alternativi ora uniti lanceranno la sfida ai due big Tim (la divisione mobile di Telecom Italia) e Vodafone.

L’integrazione di 3 Italia e Wind creerà, infatti, un nuovo e più forte operatore, con oltre 31 milioni di clienti nel mobile, davanti alla stessa Tim, e 2,8 milioni nel fisso (di cui 2,5 milioni broadband), che «aumenterà il livello competitivo del settore e sarà in grado di soddisfare i rapidi cambiamenti di mercato, come la crescente domanda di dati e di servizi digitali» ha commentato ieri l’azienda. Più che di competizione, che negli ultimi 15 anni è stata fortissima (ne hanno beneficiato gli utenti, ma è stato un bagno di sangue per i bilanci delle compagnie).

La dimensione industriale della nuova realtà, con 21mila siti e una maggiore disponibilità di frequenze, promettono i due novelli sposi, garantirà una maggiore solidità e stabilità finanziaria. Le fotografie contabili di metà anno, mostrano due gruppi complementari: Wind ci mette la stazza (2,15 miliardi di ricavi nei primi sei mesi del 2016, più del doppio di 3 che è a quota 900 milioni), e infatti lo scettro della guida del nuovo gruppo andrà a Maximo Ibarra, l’attuale numero uno di Wind che già da un anno è il Super-Ceo in pectore del nuovo gruppo. Dal canto suo però 3 porta più margini e tassi di crescita: con Wind che ha un Mol di 780 milioni, ma in lieve calo; la compagnia di Vincenzo Novari (per lui si profila un ruolo da consigliere), invece, mostra una redditività in forte rialzo (+38%) a 135 milioni.

I clienti, hanno spiegato le due società, beneficeranno anche di una migliore copertura di rete, di una più veloce diffusione dell’ultra broadband mobile (4G/LTE), oltre che di una maggiore affidabilità e velocità di download. Il nuovo operatore che nascerà dalla joint venture godrà di significative economie di scala e di sinergie che permetteranno di sbloccare investimenti in infrastrutture digitali in Italia che le due aziende stimano in 7 miliardi di euro.La decisione odierna Ue «è un buon risultato per tutti» ha chiosato la commissaria Vestager. Ma il saldo finale per il mercato sarà neutro: rimarranno sempre 4 operatori, al netto dell’ingresso di Iliad. La sfida continua.

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