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I pensionati Bpm vogliono lo stand alone

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I pensionati Bpm vogliono lo stand alone

  • –Paolo Zucca

Sulle regole del voto nella prossima assemblea straordinaria della Banca Popolare di Milano si cominciano a delineare gli schieramenti delle varie anime dell’azionariato. Le decisioni da assumere sono rilevantissime per l’istituto che ha festeggiato il 150esimo anno dalla fondazione: via libera alla fusione con il Banco Popolare secondo il progetto e di concambio già noti. E la trasformazione obbligata in Spa che dovrà avvenire entro l’anno sulla base del Decreto legge di inizio 2015.

Un gruppo di soci che si riconosce nelle posizioni del “Patto per la Bpm” (espressione soprattutto dei pensionati) e dell’associazione Lisippo ha inviato al Consiglio di Sorveglianza una lettera per chiedere che delibere e modalità di voto favoriscano una corretta comprensione delle delibere e una cosciente espressione dei pro e dei contro. Al Cds chiedono «un ordine del giorno che sottoponga ai soci sia l’ipotesi della fusione che quella di prosecuzione dell’attività stand alone con l’approvazione del relativo nuovo statuto di società per azioni, come previsto dalla legge». Ma anche «modalità di voto elettronico che consentano l’espressione libera e consapevole di tutte le volontà».

In sostanza la richiesta è di votare due opzioni, fusione o stand alone, e di garantire ai dipendenti la facoltà di esprimere un voto contrario pur in presenza di un chiaro orientamento del management a favore dell’aggregazione. L’assise dei soci è prevista per il 15 o il 22 ottobre in rapporto al via libera definitivo di Bce al progetto di fusione, atteso a giorni, e alle eventuali ultimissime precisazioni richieste da Francoforte. Da quel momento scatterà una macchina organizzativa per permettere la massima informazione e una larga partecipazione. L’approvazione della fusione prevede una maggioranza di due/terzi dei votanti, i dipendenti - da statuto - hanno un solo voto e una delega limitata ai soli figli minori. Gli altri soci hanno invece il loro voto ma anche ben dieci deleghe.

In presenza di schieramenti contrapposti il rischio di non raggiungimento del quorum è reale. Anche per questo il presidente del Cds , Nicola Rossi, ha precisato (intervista al Sole 24 Ore di domenica 4 settembre) che il suo compito nell’assemblea «è fare il possibile affinchè i soci possano decidere liberamente e consapevolmente». Restano ancora quaranta giorni e forse più all’assemblea e in questo momento le posizioni (fatte salve quelle del Patto, Lisippo e di soci collegati in rete nei social) non sono completamente definite.

Sono previste assemblee sindacali per spiegare ai dipendenti le caratteristiche dell’accordo e le segreteria nazionali sono - con toni diversi- prudentemente favorevoli a un’aggregazione che non comporti però perdite occupazionali e dispersioni di professionalità.

Nel corso degli anni la tradizionale forza dei dipendenti attivi, si è ridotta in presenza delle dieci deleghe esterne, di un movimento dei Soci non dipendenti e degli investitori istituzionali. Questi ultimi contano già e peseranno maggiormente nella nuova Spa.

Il Governo, e ovviamente le autorità di Vigilanza, sono attente al buon esito dell’operazione che incoraggerebbe quel consolidamento bancario, non solo fra popolari, che è ritenuto indispensabile per dare efficienza e robustezza agli istituti italiani.

Sul mercato i due titoli hanno subìto a lungo le vendite: nei dodici mesi il Banco ha lasciato il 78% del valore (ieri +1,11% a 2,36 euro) e la Bpm il 57% (ieri -1,40% a 3,88%).

paolo.zucca@ilsole24ore.com

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