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Il petrolio risale a 50 dollari (e stavolta il merito è degli Stati…

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Il petrolio risale a 50 dollari (e stavolta il merito è degli Stati Uniti)

(Afp)
(Afp)

Nella farsa dei tagli alla produzione di petrolio entrano in scena a sorpresa anche gli Stati Uniti. Da oltre Oceano non arriva una posizione ufficiale, ma poco ci manca, perché a parlare è l’uomo che potrebbe diventare il prossimo segretario all’Energia, nel caso in cui fosse Donal Trump a vincere le elezioni per la Casa Bianca: Harold Hamm, uno dei pionieri dello shale oil con la sua Continental Resources. «Sarebbe ora che Russia e Opec si mettessero d’accordo», ha dichiarato al Financial Times il petroliere, personaggio istrionico e sanguigno quasi quanto Trump, di cui oggi è consigliere sui temi energetici. «I produttori statunitensi hanno tagliato - ha insistito Hamm - Noi abbiamo fatto la nostra parte. Avrebbe senso che finalmente un congelamento dell’output fosse implementato».

Il mercato non si è lasciato minimamente smuovere dalle sue parole, anche se ieri il fattore di influenza più forte per il petrolio è comunque arrivato dagli Stati Uniti: il prezzo del barile è balzato di oltre il 4% sulla notizia che le scorte di greggio la settimana scorsa sono diminuite di ben 14,5 milioni di barili, il calo più forte mai registrato dal 1999 e il secondo maggiore da quando è iniziata la serie dei dati, nel 1982. Il Brent ha chiuso un centesimo sotto quota 50 dollari, a 49,99 $/barile, il Wti a 47,62 $.

IL BRENT DA INIZIO ANNO
$/barile. Aggiornamento al 09 settembre, ore 10.54 (Fonte: Thomson Reuters)
IL WTI DA INIZIO ANNO
$/barile. Aggiornamento al 09 settembre, ore 10.54 (Fonte: Thomson Reuters)

Il rialzo avrebbe forse potuto essere ancora più consistente, se non fosse che la riduzione delle scorte di greggio (tuttora storicamente alte) appare in gran parte legata alla tempesta tropicale Hermine, che ha ostacolato gli approvvigionamenti: le importazioni di greggio negli Usa sono diminuite di 1,8 milioni di barili al giorno (a 7,1 mbg).

Anche le scorte di benzine peraltro sono diminuite, di ben 4,2 mb. E il risultato è stato raggiunto grazie a consumi molto robusti. Le raffinerie hanno infatti accelerato a sorpresa le lavorazioni: l’utilizzo della capacità è cresciuto dello 0,9% al 93,7%. Gli stock di distillati sono aumentati di 3,4 mb.

Benché ininfluente per il mercato, l’esortazione all’Opec di Harold Hamm ha comunque fatto discutere. E non solo per la faccia tosta del petroliere, che ha ovviamente un forte interesse personale a veder risalire il prezzo del greggio. Le sue dichiarazioni - che arrivano paradossalmente dal regno del capitalismo e del liberismo - potrebbero essere rivelatrice di come i protagonisti dello shale oil abbiano preso sul serio la sfida dell’Opec.

D’altra parte gli Usa, che hanno perso circa un milione di barili al giorno di produzione nell’ultimo anno, parallelamente hanno ripreso (con l’eccezione della settimana scorsa) ad importare sempre più greggio. E a beneficiarne sono stati soprattutto paesi Opec.

Un’analisi di The Fuse evidenzia che nel primo semestre 2016 le importazioni Usa dall’Opec hanno raggiunto 3,1 mbg (su un totale di 7,8 mbg), in aumento del 20% rispetto a un anno prima, anche se tuttora molto inferiori al picco di 5,4 mbg del 2008. I sauditi hanno difeso la loro quota, con circa 1 mbg, ma altri membri dell’Organizzazione hanno goduto di un forte recupero. Tra questi in particolare la Nigeria, che era stata quasi espulsa dal mercato Usa e ora è tornata a esportarvi 218mila bg, l’Angola - che ha venduto a Washington 158mila bg (+66%) - e l’Iraq, salita addirittura dell’83% a 367mila bg.

LE IMPORTAZIONI USA DI GREGGIO DALL'OPEC
(*) media mensile fino a giugno (Fonte: The Fuse/Eia)

Sul fronte dell’Opec continua intanto il valzer della diplomazia. Il segretario generale dell’Opec, Mohammed Barkindo, incontrerà oggi a Parigi il ministro saudita dell’Energia Khalid Al Falih e quello algerino Noureddine Bouterfa, in volo da Mosca dopo essere stato in Iran e Qatar. Riad ha intanto comunicato di aver estratto 10,63 mbg di greggio ad agosto, in lieve flessione rispetto al record storico di 10,67 mbg a luglio.

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